Teatro Alfieri di Naso. Applausi, sorrisi e commozione per “due passi sono” di Carullo e Minasi
Scritto da Valentina Di Salvo il 30 Gennaio 2020
“Hai mai contato le stelle? No, io ho contato le mattonelle”: riflessivo, ironico, oltre il tempo, “Due passi sono”, lo spettacolo di Carullo – Minasi, travolge la platea del Teatro Alfieri di Naso (Messina).
“E se un giorno qualsiasi decidessimo di uscire a fare due passi?”. Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi hanno accompagnato il pubblico in questo viaggio profondo dell’essere che si relaziona costantemente con l’altro e con il mondo. Un dialogo tra i due protagonisti, nonché autori, fatto di non-dialogo, di fiumi di parole, di silenzi, di gesti vitali per la coppia che si trova alle prese con le sofferenze e la routine della vita quotidiana riuscendo, nonostante ciò, con studiata leggerezza, a far sorridere i presenti. Il loro spazio abitato è pinteresque per certi versi, un luogo sicuro rispetto al “fuori” pieno di pericoli.
Pe (Giuseppe Carullo) vuole mangiare, vuole bere, vuole uscire, anche se non può, e Cri (Cristiana Minasi) lo calma e lo fa desistere con la minaccia dell’angoscia e dell’ansia che ne può derivare. Pe sembra essere il sognatore, il poeta (come Cri lo definisce) ma è lui l’ancora di verità che riesce ad aprire gli occhi della sua amata facendole spegnere la luce e incoraggiandola a sognare davvero. Cri rende infinita la bellezza nell’attesa, covando le idee affinché non nascano e finiscano.
Tante le tematiche toccate con accorta ironia e delicatezza come il significato di amarsi non fino alla morte, ma per sempre; le difficoltà del contatto sia fisico che mentale; superare la barriera dell’esterno non come spazio ma come pregiudizio; l’amore che richiama a sé l’attenzione all’altro dissipandola dall’esasperato atto di prendersene cura. Solo dopo aver passato situazioni realmente critiche si è in grado di apprezzare le piccole cose, come uscire a fare due passi ed incontrare persone immerse nella loro routine.
La promessa eterna di un amore particolare che si giurano i due personaggi passa dalla mancanza, dall’assenza di ciò che non si vedeva, come il mito della caverna di Platone, per poter arrivare, una volta cambiata la prospettiva, vinte le sovrastrutture negative del vivere quotidiano, ad apprezzare la presenza, la verità.
Degna di nota la creazione dell’ambiente sul palcoscenico grazie al disegno luci di Roberto Bonaventura che ha saputo rendere fondamentale e parte integrante la luce e il buio nella vita dei personaggi scandendone ritmo e stati d’animo.
Prossimo appuntamento con “Il teatro siamo noi – #diversamentegiovani”, la stagione curata dalla coordinatrice artistica Oriana Civile, è per domenica 16 febbraio alle ore 18:30 con “Viaggio immaginario nella Sicilia della memoria”, lo spettacolo dell’eclettico musicista siciliano Pippo Kaballà, accompagnato dal pianista e fisarmonicista Antonio Vasta.