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Quando la paura diventa un’indagine della psiche: il regista “Senza volto” si racconta a Momenti in Radio

Scritto da il 4 Febbraio 2019

La paura fa parte di noi, della nostra natura. È un’arma di difesa ampia e complessa, sempre incontrollabile, i cui sintomi fisici e cerebrali posso manifestarsi anche quando il pericolo non è reale.

Tutti noi la viviamo con le stesse modalità: che sia una paura individuale o collettiva, istintiva o nata da un particolare stato di angoscia.

Nella storia dell’umanità, la paura è stata oggetto di studio di varie discipline dello scibile umano: dalla letteratura al cinema, dalla filosofia alla psicoanalisi etc.

Chi di noi ha mai avuto il coraggio di ficcare lo sguardo nel buio del proprio terrore? Siamo in grado di individuare la profondità delle nostre paure? Quanto e in che modo riusciamo a sopportare la paura? Qual è il nostro limite? E ancora, cosa succederebbe una volta vissuta a pieno una delle nostre paure viscerali? Quale versione di noi uscirebbe dopo l’esperienza?

Tante, tantissime domande le cui risposte si diversificano solo a livello apparente perché, in fondo, la paura attecchisce alla sostanza umana in modo universale.

La paura è senz’altro un’indagine profonda della nostra psiche, significa avere il coraggio di entrare nel buio e affrontare tutte quelle forme o concetti ancestrali che terrorizzano la nostra radice esistenziale.

In questa chiave, la paura, diventa materia affascinante.

Studiare le paure innescate da ciò che non vediamo e catturarle in medias res è uno degni obiettivi del CineReal, neologismo che unisce la corrente cinematografia del realismo alle nuove tecnologie.

Di cosa sto parlando? O meglio, di chi sto parlando?

Del regista Senza volto Jack Lukas e del suo film horror disponibile su YouTube: The Supernatural.

 

Un’ora e ventisei minuti di emozioni autentiche incastonate in un contesto naturale dove il regista ha dato il via all’azione lasciando che i protagonisti, ignari di essere attori, manifestassero e vivessero le proprie paure senza il filtro della finzione.

«Ogni volta che sto in mezzo alla gente sto bene» dice il regista senza volto durante l’intervista a “Momenti in Radio”, trasmissione dello speaker radiofonico Francesco Anania.

«Per questo sono il regista Senza volto, altrimenti non potrei stare in mezzo alla gente».

Il lavoro di Jack Lucas ha tutta la veste di essere una sperimentazione incredibile: il regista gira i suoi film con il cellulare senza che la gente sappia di essere ripresa, facendo leva sul fatto che oggi, i cellulari, sono il prolungamento dei nostri arti.

Come ci riesce? Escogitando una tecnica davvero affascinante.

«Io metto al corrente una sola persona sul film, una sorta di infiltrato all’interno di un gruppo del tutto all’oscuro. Istruisco il mio referente su quella che deve essere, in linea di massima, la scaletta e dopo colgo le azioni, le reazioni e le emozioni vere di persone vere. Giro con il cellulare perché una telecamera condizionerebbe l’atteggiamento di una persona che modificherebbe i propri comportamenti. Invece con cellulari è diverso, siamo così abituati a vederli dappertutto. Camminare con il cellulare in mano, filmare, scattare selfie è diventata un’abitudine quindi non condiziona in alcun modo. Di conseguenza cogliere la verità è facile».

Come nasce questa passione? Se così si può chiamare passione?

«Sì è una passione a tutto tondo e trovarla oggi è molto difficile. È una passione in via d’estinzione. Io, per esempio, prima di iniziare qualsiasi contrattazione con qualsiasi distribuzione metto tutte le mie opere in rete. Non perché valgano meno ma per un motivo preciso: il mio sostentamento lo traggo già nel creare il film, quindi non ho bisogno che la gente spenda per vederlo. È un’opera e la rendo pubblica»

La condivisione gratuita è un aspetto importante. Ricorda Francesco Anania. Tra l’altro in questo periodo stai proponendo il film The Supernatural.

«Esatto. Si tratta di un film girato in una casa dove le leggende vogliono che sia infestata dai fantasmi, dove realmente sono stati commessi degli omicidi sia per mafia sia per riti satanici, come dicono i rapporti della polizia. Nove persone erano lì perché erano curiose, io ho tolto le Sim e le ho fatte rimanere una notte intera. Il caso ha voluto che non riprendessi soltanto loro… ma me ne sono accorto soltanto in fase di montaggio».

Lo speaker radiofonico Francesco Anania si sofferma sulla fase di montaggio, un’operazione affascinante e non semplicissima.

«Bisogna dare un senso logico al tutto. Soprattutto bisogna enfatizzare i momenti clou, come ad esempio le riprese di qualcosa che non siamo stati in grado di spiegarci o le paure delle persone».

Il montaggio è il linguaggio comunicativo del film, determina il nostro coinvolgimento.

«Alla fine – continua il regista Jack Lucas – ho spiegato che si trattava di un film, ho fatto firmare le liberatorie e abbiamo preso accordi economici perché io potessi pagarli per la loro prestazione, è giusto pagare sempre tutti, nessuno deve mai lavorare gratis, lo sostengo da sempre. Anche se non sono attori professionisti mi hanno dedicato il loro tempo ed è giusto che vengano retribuiti».

Ma chi è che vede i tuoi film? Quali sono le domande che ti fanno? Le impressioni, le emozioni?

«La prima cosa che mi è stata chiesta è stata: che fine hanno fatto quelli? Perché alcune persone, giustamente, le riprendevo di spalle nei momenti in cui erano in fondo al gruppo, senza che altri componenti sapessero. Dovevo farlo per riprendere le loro paure. E quindi la prima domanda è sempre: “Che fine ha fatto quello?” “Eh, te lo dirò pio!”».

Jack Lucas afferma che presto verrà in Sicilia a promuovere il film.

«La Sicilia è un terreno di artisti, ricco di leggende, di sole, di mare. Quindi sì, verrò. Tra l’altro ho un progetto che voglio sviluppare in quest’isola meravigliosa».

Quando presenti questi film, il tuo volto lo vedono?

«Assolutamente no, nel modo più assoluto. Altrimenti mi gioco la possibilità di stare in mezzo alla gente. Sei il primo a sentire la mia voce, perché in genere non faccio sentire nemmeno la mia voce. Indosso una maschera o qualcun altro prende il mio posto».

I film del regista Senza volto che hanno tutto l’aspetto di un Docufilm, del resto documenta le emozioni e il terrore attraverso il lavoro artistico.

Cosa c’è di più affascinante di questo?

Di sicuro la possibilità di vivere un’avventura così emozionante.

Dunque, qualora il regista Senza volto si trovasse in Sicilia in cerca di infiltrati oppure vi capita di trovarvi in una situazione non ordinaria e inspiegabile, non preoccupatevi, potreste trovarvi sul set naturale di un film.

Ad ogni modo, caro regista Senza volto, io sono sempre disponibile a vivere l’avventura!


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