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“Orion – museo dello Stretto”: documenti, mito, tradizioni e letteratura. Sergio Palumbo e il suo work in progress

Scritto da il 1 Novembre 2019

“Orion – museo dello Stretto” è un museo virtuale e multimediale nato un paio di anni fa grazie alla Soprintendenza del Mare in sinergia con l’associazione culturale messinese “Athanasius Kircher”, finanziato dall’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana.

Il regista del progetto è il giornalista e saggista messinese Sergio Palumbo che, oltre a curare testi e progetto, ha messo a disposizione le fonti del proprio archivio raccolte negli ultimi vent’anni.

Il museo è sempre work in progress, dichiara Palumbo durante l’intervista.

“Orion” racconta uno dei luoghi più affascinanti del nostro territorio, lo Stretto di Messina, bacino di miti e leggende, storia, tradizioni e letteratura, raccontati attraverso il curioso sguardo della scoperta.

Dalle complicate manovre dei ferry boats alle tradizioni culinarie, da Guttuso a Scilla ai riti marinareschi dei pescatori di Cariddi, dalla commistione di figure mitologiche e religiose all’affascinante microcosmo sottomarino, dagli eventi naturali al ritrovamento dei reperti fossili, dalla ricostruzione della pesca del pescespada alla scoperta dei tesori celati tra i fondali dello Stretto.

«Ho raccolto più di dieci ore di filmati nell’arco di vent’anni – dichiara Sergio Palumbo –, adesso tante cose sono diverse. I pescatori nello Stretto, ad esempio, non ci sono più. Il museo racchiude un tesoro inestimabile e rimane un lavoro in divenire: sto pensando di inserire un archivio con tutti i video scartati proprio per il valore culturale e antropologico».

La grafica ricorda molto la galleria d’arte con i tanti dipinti alle pareti che, nelle sale del museo, sono sostituiti da materiali multimediali: interviste, curiosità, simulazioni audiovisive, approfondimenti, testi letterari, etc.

“Orion” ha una forma circolare che facilita l’accesso alle nove sezioni a tema e con una denominazione precisa: il prologo con la prima stanza dedicata al matematico messinese Francesco Maurolico; la seconda sezione titolata “mitologia” contiene due stanze dedicate rispettivamente a Poseidone e a Sebastiano Tusa; segue “letteratura” allo scrittore Stefano D’Arrigo e al suo Horcynus; “scienze naturali” dedicata allo studioso Adolfo Berdar; si ritorna alla “letteratura” con Marcello Passeri; “geografia sociale” con la sala dedicata a Salvatore Pugliatti; “storia” a Giordano Corsi; “etnoantropologia” dedicata a Guido D’Anna; “arte e architettura” al pittore Giuseppe Migneco.

Attraverso le macro discipline ci si addentra nello stretto facendo l’affascinante viaggio attraverso le prospettive diacroniche e sincroniche.

«Erano persone a me care – continua. – Giordano Corsi, ad esempio, lavorò alla RAI e fece parte del gruppo sperimentale del teatro di Messina alla fine degli anni ’30. Aveva una biblioteca sconfinata sulla storia messinese. Sono personalità che, a mio avviso, hanno fatto molto ma non sono state valorizzate abbastanza, come Adolfo Berdar conosciuto pochissimo».

Il museo è stato realizzato con strumenti di ripresa moderni e sofisticati e contiene anche le testimonianze letterarie di intellettuali non più in vita come D’Arrigo, Eugenio Vitarelli e Vincenzo Consolo.

«Nel prologo ho inserito una parte dell’intervista fatta a Pedrag Matvejevic, scrittore e talassologo dello Stretto, ha vinto diversi premi importanti. Il suo lavoro è paragonabile a quello dello storico francese Fernand Braudel. In futuro inserirò l’intervista completa nella sezione ‘teca’, nel momento in cui sarà possibile».

 

Info: https://www.museorion.it/


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