“MUTU” è l’arte che non si arrende. Suggestiva performance multidisciplinare al Museo Epicentro di Gala, Barcellona Pozzo di Gotto
Scritto da Valentina Di Salvo il 20 Luglio 2024
“Mi hanno sepolta ma quello che non sapevano è che io sono un seme” è una citazione di Wangari Muta Maathai perfetta per la performance multidisciplinare “MUTU”, svolta sabato 20 luglio nel Giardino di Salva del Museo Epicentro di Gala, frazione di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) degli artisti Nino Abbate e Salva Mostaccio.
Un luogo magico dalla doppia natura: lontano dal mondo per conservare quel seme incontaminato di bellezza, immerso nella realtà tanto da poterla raccogliere, raccontare e modificare affrontando le storture con la forza immensa della parola. Una parola evocativa che non rimane solo parola ma si trasforma, diventa simbolo e disegno. Quella parola che troppo spesso l’ignoranza, il disinteresse o le gelosie stupide hanno cercato di bloccare e, infine, distruggere.
Nino Abbate e Salva Mostaccio non ci stanno e, con la loro espressiva e intensa protesta, hanno coinvolto tanti artisti senza continuità territoriale per unirsi al “grido di ribellione” e lanciare quindi un messaggio di bellezza, un messaggio indirizzato al futuro di tutti noi.
Dal progetto è nato il testo “Muto” che raccoglie tutte le opere degli artisti: racconti, poesie, immagini, memorie, saggi, testi critici. La delicatezza di un sentimento, l’analisi spietata dei problemi della nostra società, l’ironia usata come uno strumento di sovversione, immagini d’impatto con storie immense da raccontare. Il testo introduttivo alle opere è stato curato dalla storica dell’arte Valentina Certo che, nell’evento di apertura alla performance multidisciplinare “MUTU” ha dichiarato:
«Mi ha colpito molto la varietà dei linguaggi e il modo in cui è stata affrontata la tematica. Gli artisti si sono interfacciati con il concetto di libertà e libertà di parola attraverso la loro arte, alcuni hanno giocato con la parola stessa “mutu” e si sono interfacciati con quelli che sono gli artisti della collezione permanente del museo. Bisogna specificare che il museo rappresenta un catalogo di arte contemporanea e nasce con l’intenzione di riunire i maggiori artisti dagli anni ‘50 fino a oggi, seguendo le avanguardie artistiche. Inoltre la ceramica è un linguaggio che rappresenta molto la Sicilia».
Il testo contiene quindi opere uniche, realizzate da artisti diversi, molti dei quali oggi affermati a livello nazionale, con la partecipazione alle mostre più importanti sia in Italia sia all’estero, come la Biennale internazionale d’arte di Venezia e la Quadriennale di Roma.
Gli artisti in elenco: Luca Abbate, Calogero Barba, Alessio Barchitta, Enzo Buscemi, Simone Cardullo, Gino Caruso, Rita Casdia, Valentina Certo, Antonio Cilona, Giuliano Collina, Dario De Pasquale, Salvatore De Pasquale, Valentina Di Salvo, Sebastiano Favitta, Michela Fragale , Giuditta R, Gruppo Sinestetico, Giovanni Iudice, Felicia Lo Cicero, Elsa Mezzano, Maria Morganti Privitera, Salva Mostaccio, Filippo Panseca, Alessandro Pediti, Paolo Puglia, Giuseppina Riggi, Marco Nereo Rotelli, Valeria Sangiorgi, Enzo Sciavolino, Filippo Scimeca, Rosy Trapa, Katia Trifirò, Andrea Volo, Patrizia Zangla.
Tutti gli artisti hanno ricevuto in omaggio una mattonella ricordo realizzata da Nino Abbate.
L’idea del progetto è chiaramente nata dall’artista Nino Abbate. Non si tratta di una sorpresa per chi conosce la sua anima ribelle e sempre piena di iniziative anche non convenzionali. La sua è una visione chiara: “Libertà di parola contro ogni forma di oppressione e di verità distorte. Se nessuno parla le cose non cambiano mai e sembra sempre che tutto vada bene”.
Durante l’evento hanno preso la parola alcuni artisti del progetto (tra cui la sottoscritta, e di questo ne sono pienamente grata), sono stati letti alcuni versi ed espresso opinioni.
Molto creativa la performance di Salva Mostaccio e Nino Abbate, la lettura a due voci realizzata quasi a sorpresa, considerando che davanti al pubblico, al microfono, c’era soltanto Salva Mostaccio mentre Nino Abbate, nascosto in un angolo del giardino, rispondeva con frasi incisive nei momenti di maggiore intensità.
Libertà di parola non significa di certo liberare la voce senza considerare le prossimità della cultura, della conoscenza e della sensibilità dell’altro. Libertà di parola significa, in questo caso, difendere la giustizia, costruendo bellezza ed equilibrio. Su questo, infatti, si è soffermata la storica Patrizia Zangla nel suo intervento di chiusura: un interessante approfondimento legando insieme filosofia, psicologia, politica e storia, riuscendo a disegnare perfettamente il quadro sociale di riferimento.
Resta da dire che “Muto” è uno dei temi più attuali e spinosi del nostro tempo, considerando le diverse forme di ingiustizia e di violenza che continuano a danneggiare la nostra contemporaneità.
L’unica forma di salvezza, continuano a suggerire gli artisti, rimane il dialogo. Ma spesso la semplicità è la forma di bellezza più difficile da ottenere.
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