#interviste. Sergio Palumbo: da Colapesce a D’Arrigo a Scheiwiller tra mare, editoria e vita
Scritto da Valentina Di Salvo il 26 Ottobre 2019
Se paragonate alla scienza e alla ragione, le leggende assumono l’accezione riduttiva delle storie popolari, facendo dimenticare quanto, in realtà, queste storie contribuiscano alla ricostruzione filologica della nostra cultura.
Le leggende non sono solo scrigni di racconti suggestivi e affascinanti o immagini popolari che hanno acceso la fantasia di tanti scrittori, celano rapporti reciproci tra luoghi e dimensioni non solo letterarie.
Attraverso la ricerca e lo studio di testi critici, interviste, analisi delle fonti, è possibile infatti ridisegnare la geografia delle interazioni tra terre lontane: ricostruire quei tasselli mancanti nella cartografia della grande cultura collocandoli in tempi e spazi precisi.
È quanto emerge dal testo “Colapesce e altre leggende Normanne in Sicilia” (Le Farfalle) di Sergio Palumbo, intellettuale, giornalista, documentarista, critico letterario e saggista. Curatore del progetto “Orion – museo dello Stretto”, di cui è regista e autore dei testi.
Le sue opere arricchiscono le biblioteche e le università del mondo come Oxford, Cambridge, Tokyo diventando argomenti di dibattito.
Luigi M. Lombardi Satriani, nella prefazione del testo mette in luce il fil rouge delle leggende nella materia antropica citando la studiosa Maffei e le sue ricerche eoliane.
Nel testo di Palumbo confluiscono indagini e studi appassionati rivolti perlopiù all’origine della leggenda di Colapesce, iniziati un ventennio prima e che inglobano diversi articoli pubblicati sulla “Gazzetta del Sud”.
Benedetto Croce, Arturo Graf, Cervantes, Calvino e Sciascia. Sono solo alcuni dei nomi che hanno trattato la materia, i cui dati sono stati raccolti e analizzati da Palumbo.
«Ho cercato di rintracciare la relazione coi i Normanni – dichiara Sergio Palumbo – oggi quasi nessuno pensa ci possa essere un legame. Non è detto che la leggenda di Colapesce sia messinese, è probabile che sia molto più antica e che risalga a Glauco che si innamorò di Scilla. Tra l’altro è molto significativo che la prima testimonianza apparsa nella nostra letteratura messinese risalga al 1400».
Dal testo risulta come la leggenda di Colapesce sia stata portata in Sicilia dai Normanni e, in qualche modo, si sia sovrapposta al cristianesimo. Infatti, specifica Palumbo, Cola è il diminutivo di S. Nicola, il dio nettuno cristiano.
Il 15 novembre 2019 Sergio Palumbo incontrerà il pubblico per parlare dei miti dello stretto insieme alla scrittrice Nadia Terranova (una dei cinque finalisti del Premio Strega 2019) in uno dei luoghi più suggestivi del territorio messinese.
«La leggenda di Colapesce è internazionale – continua Palumbo – e ha segnato molto il mediterraneo. Esiste nello spirito bizantino, in Francia, in Bretagna. Proprio in Bretagna arrivò con i Normanni che erano stati in Sicilia, infatti i Normanni sono citati nell’Arazzo di Bayeux».
Secondo i documenti è accertato che nel 1060 i Normanni conquistarono la Sicilia e nel 1066 si trovarono nel campo della battaglia di Hastings.
«Diverse sono le città che si contengono i natali soprattutto Genova, Bari e Napoli. In origine la leggenda raccontava di un ragazzo che viveva con i pesci, che si trovava meglio in acqua che sulla terra e questo aspetto è molto vivo nella leggenda di Bretagna».
La suggestione dello stretto è stata la linfa dell’Horcynus Orca di D’Arrigo, romanzo pubblicato nel 1975, nell’ambito di un progetto artico letterario con il pittore Renato Guttuso.
La relazione tra i due intellettuali è stata portata alla luce da Sergio Palumbo nel testo “D’Arrigo, Guttuso e i miti dello stretto” (Le Farfalle) che, oltre al sodalizio artistico, alle opere del pittore e all’analisi del mito da Omero a D’Arrigo, il testo contiene l’intervista a D’Arrigo e la lettera scritta proprio dall’autore.
«L’intervista a D’Arrigo è stata molto interessante, anche perché lui è stato una delle personalità più particolari del panorama letterario. Era l’89 ed eravamo a Taormina, a teatro portavano proprio l’Horcynus Orca per la regia di Roberto Guicciardini. Con me c’era l’operatore, anche perché mi serviva per preparare un documentario sul pittore Luigi Ghersi che ha realizzato i due murales all’Università di Messina di cui uno è la trasfigurazione visiva del passaggio di Cicina Circè nello stretto, tratta dall’Horcynus Orca. Fu un’intervista molto particolare, lui era molto restio e sospettoso per natura ma riuscimmo a parlarci nel modo giusto. Infatti ne rimase folgorato come si legge nella lettera che mi scrisse, non so quale fosse il motivo preciso ma detto da lui ha avuto e continua ad avere un valore molto importante. Non dimentichiamo che ci mise vent’anni a scrivere la sua opera, così attento ed esigente a limare le parole. L’intervista era per il ‘Corriere del Ticino’ in Svizzera, poi l’ho pubblicata sulla ‘Gazzetta del Sud’ e in seguito, quando ho fatto i programma alla RAI, lui la volle riproporre. Era talmente entusiasta che cambiammo solo qualcosa».
La letteratura di Palumbo può definirsi una letteratura vissuta, nata dal contatto umano e non solo dalla carta.
Umberto Eco, Sciascia, Giorgio Caproni, Giovanni Raboni, Mario Luzi, Vanni Scheiwiller.
«In questi giorni Vanni Scheiwiller è stato celebrato tra Roma e Milano con mostre e convegni e la Sicilia è stata ignorata. In un saggio che apparirà a breve, “Scheiwiller e i pesci d’oro siciliani“, ho spiegato come l’Editore abbia avuto un rapporto intenso con la Sicilia, tra l’altro ha pubblicato una quarantina di testi di autori siciliani molto importanti. Lo considero il più siciliano degli editori non siciliani. Ho avuto la possibilità di conoscerlo e ho curato per lui tre volumi. È nata un’amicizia molto importante che mi ha permesso di fare diverse conoscenze anche indirette. L’assessore di Linguaglossa mi ha chiesto di parlare di lui durante un evento».
Sergio Palumbo ha curato e condotto per la Rai la rubrica radiofonica “La cultura e i suoi luoghi” insieme a Loredana Cacicia nella sede di Palermo.
La rubrica radiofonica è stata replicata più volte su Radiodue e trasmessa anche da Rai International negli Stati Uniti.
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Sergio Palumbo: http://www.sergiopalumbo.com/