#interviste. Marika Waldorf Marciano, vincitrice Exotic Pole Dance Contest – Flow: “Serve tantissima pratica e molta tecnica. Le linee sono importantissime”
Scritto da Valentina Di Salvo il 13 Agosto 2020
L’Exotic, lo stile più sensuale e trasgressivo della Pole Dance. Tacchi vertiginosi, ginocchiere durante le prove, fluidità, diversa padronanza del corpo, espressività decisamente sexy.
C’è chi crede che per fare l’Exotic basti indossare un paio di tacchi e sentirsi fighe muovendosi intorno al palo, che tanto esiste la versione easy priva di acrobazie e con tanta gestualità a terra.
Con Marika Waldorf Marciano, 28 anni, vincitrice all’Exotic Pole Dance Contest 2019 nella categoria Low Flow, ci immergiamo nell’Exotic parlando dei macro stili principali, della difficoltà del Flow e di quanto sia difficile e liberatorio al tempo stesso studiare Pole sui tacchi.
Ecco la nostra intervista
Per Exotic si intende la Pole Dance sui tacchi. Ma è davvero così riduttivo?
Assolutamente no. Intanto prima di parlare di Exotic bisogna parlare di Sexy Style, che fa riferimento a tutto ciò che nella danza in generale abbia delle movenze molto sexy. Ovviamente anche questo termine contiene delle suddivisioni interne. Alcuni aspetti del Sexy Style si riversano nell’Exotic che, a sua volta, può essere suddiviso in tre macro generi principali, unici di per sé: l’Hard, l’Old school e Flow.
L’Hard è la categoria con più acrobazie e trick spettacolari, è molto dinamica e spesso definita da brani come l’hip hop. È uno stile molto strong. Spicca Olga Koda. L’Old School è uno stile molto sexy, infatti si lavora molto con l’espressività e la gestualità ed è molto emotivo. In questo stile spicca Eva Bembo. Sia l’Hard che l’Old School si fanno su palo statico. All’interno dell’Old School ci sono diverse sfumature di stile come il Russian Style o l’Australian Style. Erroneamente c’è chi associa l’Old School all’Australian Style, ma l’Australian Style non si fa sul palo statico, si danza sul palo in spin e si fanno diverse figure della Pole Dance, quindi magari questo stile può essere definito, in modo approssimativo, Pole Dance sui tacchi. Il terzo stile è il Flow, il mio. È molto fluido, ogni movimento deve essere legato all’altro in modo liquido e si danza per tutto il brano. Non ci sono figure sul palo ma dietro c’è una tecnica pazzesca. Per me il Flow è la categoria più difficile perché ha bisogno di tantissima pratica e molta tecnica perché le linee sono importantissime e vengono prese in considerazione molto di più rispetto agli altri stili. Le ginocchia devo essere super tese, piede sempre in punta… bisogna sempre pensare al movimento successivo per evitare di rimanere incastrate in qualche posizione precedente. Negli ultimi anni si è sviluppato lo Strip Plastic, molti lo associano all’Exotic per via di alcune contaminazioni ma in realtà nasce dalla danza, infatti contiene movimenti d’impatto, energici, pose e tantissima espressività.
È vero che le scarpe dell’Exotic possono pesare anche 1.5 Kg ciascuna? È difficile adattarsi al tacco e quindi trovare un nuovo baricentro?
Sì pesano un po’ ma dipende dal modello, dall’altezza del tacco e dalla tipologia di scarpa, infatti c’è differenza tra sandalo e stivale, dipende anche dal materiale e dalla marca. Adattarsi al baricentro sì, è difficile. Io infatti consiglio di non cominciare a caso ma di farsi seguire da un’insegnante di Exotic. È importante cominciare con i sandali perché sono più difficili e, quindi, se ci si abitua al sandalo poi passare allo stivale, che ti tiene la caviglia, è molto più semplice. Normalmente se parti dallo stivale diventa quasi impossibile passare al sandalo. Le scarpe di Exotic hanno altezze differenti, bisogna cominciare sempre da un modello più basso. Persino un centimetro in più o in meno è importantissimo: la stessa coreografia fatta con un centimetro in più diventa dieci volte più difficile. Bisogna fare molta pratica, scaldare le caviglie in modo tale da non farsi male, e poi ci sono dei trucchetti che si possono utilizzare, ad esempio io metto sempre il tape chinesiologico per scivolare un po’ meglio e lo posiziono sulla parte del plateau.
Sensualità, presa di coscienza, ridefinire il baricentro, fluidità e linee pulite. Insomma, nemmeno il Flow è facile
[Sorride]. Decisamente no! Non è per niente facile e ci tengo tanto a dirlo. Ci sono persone che magari vengono in palestra pensando che possono raggiungere la perfezione con pochissime lezioni solo perché nel Flow non ci sono grandi salti, figure al palo, grandi trick. Il Flow pretende che tutta la performance sia eseguita perfettamente in punta, quindi bisogna avere una bella linea, è necessario avere una muscolatura adeguata per tenere ogni singolo movimento e lasciarlo andare con coscienza per gestire la fluidità, bisogna saper usare le leve, altrimenti non esiste il flow ma tanti stop, tanti passetti uno dopo l’altro.
Adesso parlaci di te. Chi è Marika Woldorf e quando hai scelto di esprimerti con l’Exotic?
Il mio nome è Marika Marciano, in arte Marìka Woldorf. Sono un’insegnante di Pole Exotic di Latina, titolare della scuola di Pole Atelier Marika Polemood e proprietaria del marchio Waldorf just sport. Nel mio background c’è la ginnastica ritmica, ho cominciato a praticarla all’età di 4 anni e ho continuato tra alti e bassi fino a 15 anni. Poi ho smesso provando altri sport come il nuoto, pugilato, sala pesi, ma non c’è mai stato nulla che mi piacesse quanto la ginnastica ritmica, nella quale ero in agonismo. Nemmeno la danza mi dava quell’emozione. Ho vissuto fuori diversi anni prima di ritornare a Latina dopo la Laurea ed è stato al mio ritorno che ho cominciato ad innamorarmi della Pole con il video dei White Stripes, I Just don’t know what to do with myself, in cui Kate Moss faceva qualcosa di molto simile alla Pole, così ho iniziato a fare ricerche scoprendo il nome della disciplina e il fatto che la praticassero tantissime donne famose come Rihanna. I primi video che ho visto sulla Pole Dance e sull’Exotic sono stati di Marlo Fisken e di Alethea Austin. Così ho cercato dei corsi e ho iniziato a studiare, ero abbastanza portata e nel giro di poco tempo ho preso il brevetto per insegnare lavorando al fianco della mia insegnante di allora. Dopo un po’ ho aperto la mia scuola inserendo altri corsi e adesso è diventata una bella realtà qui a Latina. Non lo avrei mai detto che mi sarei avvicinata all’Exotic. Anzi, all’inizio mi sembrava una follia. Vedevo queste ragazze su tacchi altissimi e pensavo a quanto fossero meravigliose, avevano linee stupende! Ma non avrei mai pensato di indossare quei tacchi perché non avevo mai percepito l’Exotic come una cosa che mi si cuciva addosso. Poi un giorno ho deciso di provare. All’inizio mi sentivo impedita, era una cosa molto difficile, però mi è piaciuto tantissimo. All’epoca ero una delle poche a Latina a fare Exotic, quindi mi esercitavo guardando i video di Sasha Meow, Eva Bembo e di altre ballerine australiane. Nel tempo l’Exotic è diventato lo stile della Pole Dance che mi vedo più addosso.
A quale performance sei più legata?
Quella nella quale ho ricevuto un premio e che mi ha soddisfatto di più è stata l’esibizione con la quale ho ottenuto il terzo posto all’Exotic Generation Germany nel 2019, sempre categoria Flow. A livello di crescita personale, invece, a imprimersi maggiormente è stata la coreografia che ho portato lo scorso novembre a Modena all’Exotic Pole Dance Contest 2019, dove sono arrivata prima in categoria Low Flow. Ho dedicato la performance al mio fidanzato. L’ho eseguita su una canzone molto elegante, molto sexy e l’ho ballata per lui prima di decidere se portarla in gara. Quindi per diversi aspetti emotivi è la mia preferita.
Quali difficoltà riscontrano le tue allieve di Exotic?
In genere espressività, consapevolezza del movimento e preparazione muscolare. Infatti, oltre a lavorare molto sull’espressività, cerco di insegnare alle ragazze che è importante ballare e sentire ciò che si fa. Se io mi limito a ballare ripetendo la coreografia di qualcun altro, pur eseguendola perfettamente, non trasmetterò mai nessuna emozione. È chiaro, invece, che se faccio la coreografia molto più sporca ma con lo sguardo, con il volto e persino con le mani so cosa voglio trasmettere, è tutta un’altra cosa. Questo per dirti che l’espressività conta moltissimo, anche nelle gare ha un peso importante. A parità di qualità del movimento, l’espressività fa molta differenza e in genere è quello che distingue un amatore, un semi pro e un pro. Per quanto riguarda la preparazione muscolare, la difficoltà maggiore interessa le spalle e la schiena. Il peso del corpo non si poggia mai completamente sul piede, bisogna trazionare sempre e questo è molto impegnativo, infatti ci si allena con esercizi specifici di leve.
Si può iniziare direttamente un corso di Exotic o bisogna passare prima dalla Pole Dance?
Questo è un aspetto molto personale e dipende anche dal background. In media ti inizi a divertire con l’Exotic dopo un anno, all’inizio bisogna studiare molta tecnica a prescindere dalla scelto dello stile. Si può iniziare direttamente da un corso di Exotic, importante è che sia strutturato per livelli, si deve partire da un corso base. Magari le prime volte puoi fare lezioni scalza ma passare sui tacchi il prima possibile è fondamentale, come ti dicevo consiglio il sandalo perché dà quella sfida in più. Associare l’Exotic a dei corsi di potenziamento e flessibilità per non farsi male è fondamentale. Come nella Pole Dance non puoi fare Pole e basta senza lavorare sullo stretching, flessibilità, allungamento, mobilità e potenziamento, altrimenti ti fai male subito. Io, per esempio, cerco sempre di associarle l’Exotic alla Pole Dance e ad alcune lezioni che chiamiamo “lezioni speciali” a livello di pacchetto, dedicate al potenziamento, questo perché è fondamentale mantenere il corpo allenato ed è impossibile fare tutto in un’ora, quindi gli aspetti accessori vanno lavorati in altre lezioni.
© Riproduzione riservata