#Interviste & Inaugurazione della mostra ‘Viaggio fra terra e spazio’ di Cottignoli e Giunta a Barcellona P.G.
Scritto da Valentina Di Salvo il 29 Maggio 2019
Se c’è una cosa che a primo impatto colpisce l’ignaro visitatore che in questi giorni entra nello storico Villino Liberti di Barcellona P.G., è l’apparente dualità delle opere esposte.
Su tutte le pareti delle stanze, fino a lunedì 10 giugno 2019, sarà possibile ammirare i luminosi paesaggi della nostra terra realizzati dalla pittrice Maria Teresa Giunta che si intersecano ai volti di donne lontane, di ‘aliene’ dalla straordinaria bellezza, realizzate dalla disegnatrice Gianrita Cottignoli.
Un viaggio dalla terra allo spazio non unidirezionale ma sfaccettato e molteplice, perché molteplice e sfaccettata è la materia del sé, e solo due donne avrebbero potuto esprimerla.
Sala gremita durante il vernissage al quale è intervenuto il Dott. Pino Bonanno presentando i lavori delle due artiste e mettendo in luce sia l’aspetto tecnico che quello percettivo.
Dalle parole del cultore d’arte è emersa una chiave di lettura che lega entrambe le produzioni: l’idealità. La ricerca di una dimensione altra, che sia la bellezza della terra o quella di mondi lontani.
L’Assessore alla Cultura Angelita Pino si è complimentata con l’Associazione ‘Prisma’ per il pregio artistico della mostra bipersonale sottolineando l’importanza e l’impatto dell’arte soprattutto sui giovani.
Il vernissage è terminato con un ricco buffet e con le domande di tanti appassionati d’arte.
#Interviste alle artiste.
GIANRITA COTTIGNOLI
Qual è stato il tuo primo contatto con la pittura?
A sei anni con il disegno, realizzavo tutti i personaggi della Disney. Li conservo ancora oggi in una carpetta, non ne ho buttato nemmeno uno.
Come si è evoluta in te la passione per il disegno?
L’ho sempre avuta, fa parte di me, del mio modo di essere e percepire. Inizialmente ad attirarmi erano i colori, soprattutto le matite a legno. Anche adesso ho una particolare predisposizione per il colore.
Con il disegno ho un legame molto forte, è la parte concreta del mio essere.
Come ti fa sentire realizzare un’opera?
È bellissimo… Durante il disegno mi estraneo. È un modo per stare sola con me stessa, un’esplorazione. Ascolto la musica mentre disegno, un modo per allontanarmi da tutto e trasformare in immagine ciò che nel quotidiano non riusciamo a percepire. I volti prendono forma in questo modo ed hanno una bellezza particolare. Sono donne ‘aliene’. Le chiamo così perché non vivono la nostra dimensione. Al contrario dei ritratti fatti ai miei familiari, non sono donne che si possono incontrare ovunque.
Nei tuoi lavori spicca un messaggio di ricerca
Sì, è vero. Del resto rientra nel mistero dell’arte. Ricerca personale ma anche dell’altro o di altro. Del domani o del passato come la donna con il viso a metà… del bello.
Una delle cosa che credo mi distingua di più sono le capigliature a cui dedico un’estrema cura del dettaglio.
MARIA TERESA GIUNTA
Quando è avvenuto il primo contatto con la pittura?
All’asilo. È una passione nata sin da piccola.
Ricordo che quando andavo alle elementari avevo un maestro bravissimo, eccezionale, un giorno ha chiamato mia madre e le ha detto: “Ma come devo fare con Maria Teresa che prima colora e poi scrive?”. Coloravo le cornici e qualunque cosa ci fosse nel libro. Una cosa che avevo dentro e usciva spontaneamente. Con Gianrita ho fatto tutte le scuole fino alle medie e ci confrontavamo perché tutte e due condividevamo la stessa passione.
Come ti fa sentire dipingere?
Tutto. È ricerca, è catarsi.
In quale periodo della tua vita la pittura è diventata così importante?
Quando mia figlia aveva quattro anni. È stata male ed è stata ricoverata al Policlinico, i primi di gennaio, in coincidenza con il mio compleanno, il 4. Ricordo che mia sorella portò un album e degli acquerelli ma mia figlia non disegnava, non era e non è una sua passione. Allora lo feci io. Prima un tronco, poi qualcos’altro… Non avevo mai dipinto prima perché il lavoro mi impegnava parecchio. Ho scoperto quanto fosse bello e appagante dipingere. Rimanevo affascinata dalle sfumature che riuscivo a creare sorprendendomi di continuo.
Tornata a casa ho riprodotto un acquerello che avevo a muro, un regalo di mia sorella. In realtà era suo ma io ne ero così affascinata che un giorno lei, non potendone più, me lo regalò.
Quando lo riprodussi, mio marito mi disse: “Sai che è più bello di quello che ti piaceva?”.
È così che la pittura è diventata tanto importante. È stata una rivelazione. C’è sempre stata in me ma aveva bisogno del momento giusto.
Fai solo paesaggi?
No anche ritratti ma amo troppo la natura che mi circonda. Come diceva prima una signora guardando la mostra: “Sembra la natura che lei vorrebbe che fosse.” Ed è vero. Un ideale di natura. Perché non è sempre così nella realtà.
Quindi il messaggio è questo?
Sì. Trovare il bello anche dove non c’è.
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