#interviste. Erika Esposito, la Polemama della Pole Dance. Il laboratorio artistico delle Competizioni: “Chi compete deve costruire la sua idea di gara”
Scritto da Valentina Di Salvo il 6 Agosto 2020
Il 23 giugno del 2010 la pole dance è stata ufficialmente riconosciuta in Italia. In America esisteva già da vent’anni, in Australia da più di trenta.
Risale a circa undici anni fa un incontro molto speciale tra l’Australia e l’Italia. Epicentro, Modena.
Nel 2012, infatti, nasce a Modena la Female Arts Studio Pole & Aerial Factory di Erika Esposito, insegnante di Pole conosciuta nell’ambiente con il soprannome di Polemama. Adesso la Female Arts Studio Pole & Aerial Factory ospita le maggiori competizioni nazionali di Pole di cui Erika è anche organizzatrice.
Erika Esposito prepara gli atleti per le gare di Pole Sport ed è Capo Delegazione della Nazionale di Pole Sport da circa tre anni.
E poi, Exotic Pole Dance Contest, Italian Pole Dance Contest, Junior Pole & Aerial Championship e Soul on Pole.
“Polemama è un soprannome che mi hanno dato gli atleti – racconta Erika durante l’intervista. – La maggior parte di loro, oggi grandi nomi della pole, è salita sui palchi delle gare che ho organizzato io. Mi hanno sempre detto che li trattavo come se fossi la loro mamma. Nel corso del tempo, accompagnandoli anche alle gare, mi hanno dato questo nome, quindi me lo sono presa perché, effettivamente, tendo a trattare tutte le persone che vengono ai miei eventi con la stessa cura con cui una madre tratta un figlio”.
Con Erika Esposito parliamo di quanto impegno c’è alla base di una competizione con un focus sull’Exotic Pole Dance Contest e sull’emozionante Soul on Pole, la competizione artistica che mette in scena l’anima di una performance.
Prima però conosciamola un po’.
Ecco la nostra intervista.
Quando la pole dance è diventata così importante nella tua vita?
È iniziato tutto per caso dieci anni fa in un momento in cui la Pole, da noi, non la praticava nessuno. La Pole mi ha aiutata ad uscire da un periodo molto particolare in cui, come si usa dire, stavo grattando il fondo del barile. In quel periodo ho avuto la fortuna di incontrare Luna Alvarez, lei aveva studiato in Australia con l’insegnante Felix Cane. Con il tempo è diventata la mia socia, infatti abbiamo aperto la scuola di Pole un po’ per gioco e un po’ per divertimento perché a Modena non esisteva nulla. Ho lasciato il mio lavoro, ero designer in uno studio di architettura, e mi sono dedicata alla Pole. Ho studiato tanto perfezionandomi sempre di più e ho fatto in modo che i miei eventi diventassero un punto di riferimento per tutti gli amatori che vogliono iniziare a gareggiare e mettersi alla prova e che, soprattutto, hanno voglia di trasmettere la propria passione.
Ormai anche i nostri lettori sanno che le competizioni di Pole Sport sono basate su regole ben precise, infatti esiste un pannello di giuria apposito e che comporta molta responsabilità. Le regole del Pole Sport le consideri un bene o un limite alla creatività?
Se mi avessi fatto questa domanda quattro o cinque anni fa probabilmente ti avrei detto un male. Le competizioni erano molto diverse da oggi, sono cambiate tantissimo rispetto a otto anni fa. Negli anni il Pole Sport si è evoluto per cui, anche se la tecnica è fondamentale, i regolamenti di oggi permettono all’atleta di performare anche se sta facendo un esercizio ginnico. Ora infatti inizia a piacermi.
L’organizzazione di una gara prevede molte responsabilità. Scelta della giuria, personale tecnico specializzato…
Organizzare una gara sembra un gioco ma tutti quelli che si sono messi a organizzarle hanno capito che non lo è, ci sono tantissime cose a cui pensare. L’insegnante Danila Di Simone le organizza in Sicilia sotto la mia supervisione e già il primo anno ha capito quanto impegno si richiede. Io sono sempre stata una persona estremamente organizzata, quindi mi faccio il piano di tutte le cose che devo fare suddividendo il lavoro nel corso del tempo, anche perché di gare ne ho organizzate e ne organizzo parecchie. La selezione della Giuria è molto importante e avviene in relazione alle gare. Di solito nelle competizioni artistiche e performative cerco atleti che magari sono popolari ma che allo stesso tempo so che sono competenti. Per esempio il primo anno del contest Soul on Pole ho avuto in giuria Slava Ruza e credo lo chiamerò ancora. Nel corso del tempo abbiamo instaurato un rapporto di amicizia, è una bella persona oltre ad essere un performer molto preparato.
Con il tuo ente di promozione stai facendo un lavoro molto importante mirato alla definizione e alle specifiche dei diversi stile.
Sì infatti. Il lavoro che sto facendo è mirato al riconoscimento della disciplina, nello specifico dello stile. Lo scopo è quello di far vedere che siamo una realtà concreta, non siamo solo delle ballerine che si arrotolano attaccate a un palo, la difficoltà nasce anche nel farglielo capire e da quello che spesso viene proposto.
Come dovrebbe essere affrontata una competizione dai partecipanti? Cosa consigli?
Innanzitutto credo che una persona che debba gareggiare deve essere consapevole del fatto che non si tratta di un gioco, non è il saggio di Natale o di fine anno. Specifico che non è necessario essere dei fenomeni per gareggiare, bisogna essere preparati in base al percorso fatto ed essere consapevoli.
Nei ultimi 10 anni ho visto almeno tre mila performance e posso dirti di ricordare le emozioni che mi hanno trasmesso, non la parte tecnica. Quando una persona prepara una competizione deve costruire la sua idea di gara, iniziare a fare ricerca per la musica, evitare il tormentone della radio o alcuni brani molto noti come, ad esempio, il Tango di Roxanne. Anche se una persona lo sente suo, non è consigliato farlo in occasione di una competizione sportiva. La musica va ricercata, se possibile costruita. Poi bisogna arrivare sul palco, sapere cosa si vuole trasmettere e ricordare che c’è un pubblico che sta guardando. Sono persone che hanno pagato un biglietto per assistere, per cui è importante che gli atleti comprendano il rispetto per le persone che li stanno guardando. Io sono la prima a dire ai miei atleti che se non arrivano alle gare preparati è meglio che non gareggino.
Cosa precede i giorni di una competizione?
[Ride]. Insonnia o tanti sonni strani! Tipo che il palco arrivi il giorno della gara ed è smontato… Ti viene in mente di tutto! Poi quando si arriva alla gara faccio un respiro, la stessa cosa che consiglio agli atleti quando li accompagno al Mondiale. Dico: Fai un bel respiro, chiudi gli occhi e divertiti, dai il meglio di te. Se io so che ho dato il meglio di me, ho fatto tutto ciò che potevo fare affinché le cose funzionassero bene, sono a posto con me stessa. Credo che il successo che possono aver avuto le mie competizioni sia dovuto anche alla parte emotiva e umana che io metto in quello che faccio. Non si tratta soltanto o semplicemente di una gara, ma di tante persone che impiegano la loro professionalità nell’organizzazione e da tanti atleti che partecipano mettendosi in gioco, con il loro bagaglio di emozioni e non solo. Per cui è giusto farli sentire importanti, lo sono. Inoltre bisogna sottolineare che le competizioni sono fatte dagli atleti, senza gli atleti non avrebbe senso organizzarle.
Se c’è stato, qual è stato il contest che potrebbe definirsi azzardato?
Decisamente Junior Pole Dance Championship. La realizzazione è stata veramente un tuffo nel vuoto, una sfida non indifferente, perché i bambini che praticano Pole sono pochissimi. Però è stata anche una bella occasione per dimostrare che si tratta di una specialità adatta anche ai più piccoli, anzi i più piccoli portano delle cose stratosferiche.
Olimpiadi sì/Olimpiadi no.
Per quanto mi riguarda decisamente no. Se dovessimo paragonare la Pole a uno sport olimpico si avvicinerebbe molto alla ginnastica e perderebbe la sua parte più performativa, più artistica, e la Pole Dance è a metà fra la danza e la ginnastica, perderebbe la sua natura, la sua libertà.
Adesso parlami dell’Exotic Pole Dance Contest. Cos’ è cambiato dell’anno della sua prima edizione, se non sbaglio nel 2016? Quali sono i criteri di valutazione?
L’Exotic Pole Dance Contest è stato un avventura in cui ho creduto profondamente sin dall’inizio. Da sempre noi abbiamo utilizzato i tacchi a scuola e abbiamo avuto lezioni di Exotic proprio perché, come ti dicevo prima, la mia socia Luna Alvarez veniva dall’Australia, quindi per lei la Pole Dance era con il tacco, anche perché in Australia si fa così. Quando ho deciso di creare questo contest volevo dare un palco specifico a chi ama ballare con il tacco e permettere anche di esagerare lavorando con l’espressività a 360°. Io non ho idea di cosa si vedrà sul palco, infatti è vietato ai minori di 18 anni. Rispetto alle prime edizioni ci sono stati cambiamenti anche qui. All’inizio la competizione era suddivisa solo a livello tecnico, dal 2018 invece si prendono in considerazioni gli stili, per cui sono state inserite tra macro categorie. Questo perché anche l’Exotic ha delle sottodivisioni come il Low Flow, Russian Style, Australian Style, Stripper Style, Exotic Entertainment che prevede l’introduzione di Prop, ovvero oggetti scenografici o coreografici. In ogni caso anche qui la parte tecnica è molto importante, bisogna capire che si tratta di un contest che prevede la parte performativa e la parte tecnica, per cui bisogna lavorare molto su entrambe. L’evoluzione del contest è dovuta anche ad alcuni post su Facebook pubblicati dopo le gare. Io sono molto critica verso me stessa, per cui seguo attentamente quello che succede dopo le gare perché, dalle critiche, raccolgo una marea di consigli costruttivi da mettere in pratica per plasmare i contest anche in relazione agli atleti. In genere le critiche mi permettono di capire se c’è stata una cosa a cui io non ho pensato o a cui non ho pensato nel modo giusto, per cui cerco costantemente di captare gli effetti post gare.
Il contest Soul on Pole è molto affascinante.
Forse nel mio cuore ha preso il posto di Itala Pole Dance Contest perché tutte le volte ho i brividi. Si tratta di una gara totalmente libera, sul regolamento non c’è nemmeno scritto che bisogna usare i pali, quindi è veramente tanto espressiva. Si valuta la parte tecnica ma ci sono anche tante voci di giudizio che valutano l’esecuzione e non tanto il tipo di trick che viene proposto. In questi anni ho visto davvero cos’è l’arte, ho visto persone, amici, che hanno deciso di andare su quel palco o per liberarsi o liberare la propria anima… e l’abbiamo vista tutta l’anima sul palo… Mi vengono i brividi anche solo a parlarne, è una gara emozionante, meravigliosa, e si crea un clima splendido.
Che dire… grazie mille Erika per questo viaggio meraviglioso nel mondo della Pole!
Grazie a te Valentina!
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