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#interviste. Danila Di Simone organizzatrice di “Mediterranean Pole Dance Contest”. Staccare i pregiudizi dal Palo e rivendicare il diritto artistico della disciplina

Scritto da il 14 Agosto 2020

Quando, nel 2015, Danila Di Simone è ritornata a Palermo dopo due anni trascorsi a Brighton (UK), nessuno sapeva cosa fosse la Pole Dance. Sin da subito Danila si è battuta per staccare i pregiudizi dal palo affrontando diverse difficoltà. Infatti a Palermo è la prima insegnate ad aver lavorato per rivendicare il diritto artistico della disciplina.

Oggi, 31 enne, insegnante di Pole Dance, organizza il Mediterranean Pole Dance Contest a Palermo, prima gara interregionale e filone dell’Italian Pole Dance Contest. Giudice internazionale di Pole Posa, ha vinto diverse gare in singolo e in double nei contest di Pole Heart.

Con Danila Di Simone parliamo dell’inserimento della Pole Dance a Palermo, del Mediterranean Pole Dance Contest, dei pannelli di giuria e del Pole Heart, scendendo un po’ più nel dettaglio in merito alle figure e ai termini trick e grip.

Ecco la sua storia

Insegno Pole Dance da quando avevo 26 anni. Ho imparato la disciplina per caso, a Brighton, ed è stato amore a prima vista: dal primo tocco non mi sono più fermata. Quando sono ritornata a Palermo, dopo i due anni trascorsi all’estero, mi sono accorta subito che la differenza sostanziale tra Italia e l’Inghilterra stava nel fatto che lì la gente non aveva pregiudizi e tutti sapevano cosa fosse la Pole Dance.

A Palermo non la conosceva nessuno, ancora in TV non si parlava di Pole né sui giornali. Con grande difficoltà ho inserito la pole a Palermo e sin da subito ho cercato di rivoluzionare la mentalità delle palestre e delle persone, perché appena dicevi “palo” ti rispondevano “lap dance”. Sono la prima a Palermo che ha scardinato l’atteggiamento negativo di una stupenda attività sportiva.

 

Parlaci delle difficoltà un po’ più nel dettaglio e dei cambiamenti di oggi

Nel 2015 nessuno credeva in questo sport, nessuno mi dava la possibilità di sperimentarne l’essenza. Solo una palestra, che ringrazierò sempre, mi ha aperto le porte mentre molti altri centri me le hanno chiuse. Nel 2016 ho aperto il mio studio a Casteldaccia dove ho iniziato le prime lezioni con le mie amiche e con le amiche di mia nipote. A poco a poco si è sparsa la voce ma la Pole Dance veniva chiamata “quell’attività lì, come se chiamarla per nome fosse un problema o un peccato. Piano piano sono iniziate le prime iscrizioni. All’inizio le allieve del corso non volevano pubblicare foto o video sui social, se sposate non dicevano assolutamente di studiare la Pole Dance, nel complesso le atlete erano tutte imbarazzate. Con grande coraggio, e di questo ne vado fiera, sono riuscita a trovare la via giusta per far conoscere e amare sempre di più la Pole Dance con esibizioni, parlando ai giornali, in radio e in TV. Ho cercato in ogni modo di far capire che eravamo atlete a 180 gradi e che partivamo da una preparazione sportiva. Inoltre con un trofeo da portare a casa, la gente non ti parla più di lap dance: grazie ai nostri successi le persone hanno imparato che siamo atlete, delle vere atlete sportive. Oggi il mondo della Pole è cambiato: Palermo sta riconoscendo il mio valore come fondatrice. Ci sono molte richieste in tante palestre di ogni città della provincia, ci sono tante iscritte che sanno cosa svolgere e i video e le foto non sono più un problema per nessuno, anzi, diventano motivo di orgoglio. Oggi alla Pole è riconosciuta la sua parte sportiva, attendiamo solo che il CONI la inserisca nelle discipline olimpiche, stiamo lottando per questo ma sono ben certa che vinceremo.

L’anno scorso hai realizzato la prima gara a Palermo, prima edizione di un lungo percorso. Si tratta di un accesso alle nazioni di Modena?

Ho realizzato la prima gara interregionale il “Mediterranean Pole Dance Contest”, nata da un idea tra me ed Erika Esposito, la Polemama d’Italia. Volevamo dare la possibilità a tutta Italia di gareggiare senza dover partire, e quindi di farlo nella propria terra. Così un giorno ho ricevuto la chiamata di Erika, mi chiedeva se fossi disposta a tuffarmi in questa nuova avventura, non esitai un attimo e dissi di sì e lo direi altre 1000 volte. Anche se l’organizzazione della gara non è semplice, il risultato mi ripaga di tutto il lavoro svolto. Abbiamo iniziato nel 2019 con 40 atlete in gara. Quest’anno nel 2020, alla gara di febbraio, nel periodo precedente il lockdown a causa del Covid, erano 79, il doppio della prima edizione, sintomo del fatto che sarà un lungo percorso che porterò avanti negli anni, accompagnata e supportata da tutte le sicule e non solo, infatti all’interregionale può partecipare tutto il sud, ovvero tutte le regione fino al Lazio. Nell’edizione di quest’anno c’erano atleti di Bari. Per il prossimo anno spero di avere in gara ancora più regioni. Il “Mediterranea Pole Dance Contest” permette alle prime cinque di ogni categoria di accedere alle nazionali di Modena presso la sede di Erika Esposito. La mia competizione rientra nel filone di 3 gare interregionali: sud, nord e centro. Infatti le migliori performer di ogni categoria si ritroveranno a dicembre nella fase finale.

Sei anche giudice di gara. C’è un pannello specifico di valutazione o il tuo ruolo cambia in base alle gare?

Sono giudice di gara di Posa, Pole Sport nazionale ed internazionale e da un anno sono anche Head Judge, ovvero capo giuria. In ogni competizione di Pole Sport ci sono 3 tipologie di giudici. Da tre anni sono nel pannello di giuria che valuta l’aspetto artistico, quindi guardo l’intera forma d’arte dell’esibizione: musica, coreografia, trucco, capelli, abbigliamento. Si valutano la fluidità dell’evoluzione della coreografia e l’originalità. In giuria ci sono i giudici di esecuzione che valutano la pulizia dei movimenti, le figure sul palo e quelle a terra. I giudici di difficoltà, invece, hanno il compito di verificare l’adeguata esecuzione delle figure, caso contrario rischi penalità o punteggi in meno.

 

Il pannello di giuria è uguale in ogni competizione?

No, il compito del giudice dipende dalla tipologia di gara. Di solito in una gara artistica il giudice di difficoltà è assente. Nella gara interregionale che organizzo io abbiamo attivi tutti e tre i pannelli di giuria: due giudici che valuteranno la performance seguendo il filone artistico, due giudici che valuteranno il lato esecutivo e uno che valuta le figure obbligatorie che, di solito, sono tre.

Adesso cambiamo argomento e concentriamoci sul Pole Heart. Intanto, per i nostri lettori non esperti di Pole, ti chiedo di specificarmi la differenza tra trick e grip, tecnicismi usati in tutti gli stili

Certo, i trick sono le figure, le posizioni al palo, per grip invece si intende la presa con il palo, il contatto che ti fa rimanere ben saldo, ed è fondamentale.

 

Parlaci delle figure, ovvero dei trick. Anche se abbiamo una nomenclatura precisa, esistono ancora alcune incertezze sui termini. Alcune scuole di Pole si riferiscono a un trick identificandolo con un nome, altre scuole ne utilizzano un altro. Perché secondo te?

Ci sono diversi nomi per una figura, ogni scuola segue un filone differente, io avendo imparato la Pole in Inghilterra e seguendo un codice nazionale di Pole Sport chiamo le figure in inglese. Ma come hai ben detto ci sono talvolta figure con più nomi, o addirittura con nomi totalmente opposti alle altre figure. Per farti un esempio, una delle figure essenziali della Pole, l’inversione, nel Pole Sport si chiama outside leg o gemini, alcune scuole invece la chiamano Scorpio, che per me equivale all’esatto contrario della stessa essenziale figura, in quanto ci si aggancia con la gamba opposta. Secondo me questo accade perché non seguiamo una linea guida uguale, ci sono troppe scuole di formazione differenti, si dovrebbe creare un unico programma di posizioni per evitare tutto questo. A volte mi capita di avere ragazze che vengono in vacanza e quando dico il nome di una figura ne eseguono un’altra, da lì capisco quanto non ci sia una linea guida univoca.

Diverse volte ti sei classificata sul podio del Pole Heart. Quali sono le caratteristiche? 

Mi sono classificata diverse volte nei contest del Pole Heart, nel 2017 secondo posto avanzato, nel 2019 secondo posto nella categoria double professionale. Sempre nel 2019 ho raggiunto un altro traguardo importante ma all’Italian Pole Dance Contest, secondo posto sempre nella categoria double professional.

Il Pole Heart è una gara artistica molto libera, una gara carica di adrenalina, ottima per i primi approcci alle gare. I giudici al Pole Heart giudicano su una base artistica non su un piano tecnico specifico. Si può essere molto liberi di esprimersi, sapendo che anche se il piede non è puntato al massimo non si rischiano gli stessi punti di penalità di un contest di Pole Sport. Le competizioni di Pole Heart sono divise in tantissime categorie in base all’età e agli anni di studio della Pole.

Chi fa Pole Dance da un anno, ad esempio, rientra nella prima categoria, chi la pratica da cinque anni rientra nella sesta. Personalmente però non credo che questa distinzione sia equa. Ci sono persone che fanno Pole da 6 anni ma, magari, il loro percorso può non essere stato continuativo, e c’è chi studia Pole da un anno e riesce a fare cose meravigliose e prese che farebbe un atleta con sei anni di studio. Ci sono atlete che in un anno ti arrivano a livelli avanzati e altre in un anno cominciano a saper gestire il palo. Bisogna sempre tener conto del background della persona. Il tempo non può indicare il tuo posto in una categoria, credo che dovrebbe farlo la preparazione e il livello raggiunto.

 

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