#interviste. Claudia Dipilato campionessa del Mondo di Pole Sport 2019 Master 40: “Mollare non e’ mai stata un’opzione, nemmeno durante gli infortuni”
Scritto da Valentina Di Salvo il 22 Luglio 2020
“Non ho mai avuto dubbi sul fatto che ciò che provavo in sala mi dava tanto e di certo non avrei rinunciato a provare quelle sensazioni che difficilmente trovavo nella vita di tutti i giorni. Mollare non è mai stata un opzione. Nemmeno le prime volte ho mai avuto la sensazione di non voler andare a lezione, di fronte alle primissime difficoltà dovute al fatto di dover interagire con un attrezzo che non si conosce. Non ho mai pensato di smettere nemmeno durante gli infortuni. Mi sono rotta una costola, un polso… ne ho avuti di piccoli intoppi”.
Mi colpiscono le parole di Claudia Dipilato, architetto di Rimini, insegnante, atleta e giudice di gara di pole dance, campionessa del Mondo di Pole Sport 2019 Master 40, gara organizzata dalla POSA (Pole Sport & Arts World Federation). La vittoria le ha dato l’accesso al mondiale, sempre per il POSA, che quest’anno si svolgerà a Viareggio.
Claudia è salita sul podio più alto anche al PoleArt in Grecia.
Solare, energica, creativa e con la voglia costante di mettersi alla prova. La pole dance ha trasformato la sua vita.
La pole sport, rispetto alla definizione comune di pole dance, è basata su regole precise che fungono da guida. Il gesto atletico su quello performativo. Ad ogni gara bisogna competere con un numero preciso di elementi di flessibilità e altrettanti di forza, due elementi in movimento su entrambi i pali posizionati sul palco, di cui uno è statico e l’altro in spin, ovvero girevole, e un deadlift. Tutte posizioni – chiamate figure – che hanno una loro precisa durata stabilita dal regolamento.
Nessun oggetto sul palco, né filmati né libertà totale d’espressione. La bravura, oltre alle abilità tecniche, sta nella capacità di interpretare le figure riuscendo a raccontarsi rimanendo dentro la rigidità delle regole.
Claudia ha portato sul palco la performance Charlotte – Charlie Chaplin intervallando la routine di umorismo e di accenti di espressività.
“L’idea di portare sul palco Charlotte – Charlie Chaplin è nata verso Capodanno. Ero con Laura Borgognoni ad Ancona, la mia coach, ed è venuto fuori il tema dell’esibizione. Si tratta del frutto di un confronto in amicizia e di due bicchieri di vino. È sempre grazie al confronto che vengono fuori realtà così.
Posso dirti che per preparare una gara vale qualunque idea ma poi la difficoltà sta nella sua realizzazione. Nonostante io conosca tutto il codice da giudice, il primo anno che ho cominciato a preparare atlete per gareggiare ho provato io stessa ad occuparmi di tutti gli altri aspetti ed è stato difficile. Bisogna pensare alle basi musicali, alle creazioni del body e a tanti altri particolari a cui io non mi ero mai avvicinata prima. È stato importante mettermi alla prova, inoltre ho avuto il supporto di Debora Maida e Elisa Boni che mi sono state molto vicino”.
Ecco la nostra intervista.
È corretto dire che la pole dance ti ha cambiato la vita?
Sì è corretto, mi ha cambiato la vita sotto tanti punti di vista. Tutto ciò che c’era prima ha perso interesse e adesso la mia vita è solo inerente alla pole dance. Ho sempre nuovi stimoli lavorativi e stimoli con me stessa per superare nuovi limiti. Ho nuove colleghe e amicizie persino in altre città, ci si incontra e ci si allena insieme. La pole crea legami molto importanti tra noi atleti.
Torniamo un po’ indietro nel tempo. Qual è stato il tuo primo contatto con la pole?
Mi sono avvicinata alla pole dance a 35 anni, a ottobre ne faccio 43. All’inizio l’ho fatto per gioco, grazie a un’amica. Non facevo sport da almeno vent’anni e non ho particolari trascorsi sportivi. La pole ha creato un filo con un aspetto di me stessa che avevo dimenticato riportandomi indietro con la memoria, alla flessibilità che avevo da bambina. Ricordo che verso i tre – quattro anni imitavo Heather Parisi davanti alla TV, infatti quando mia madre mi scrisse a ginnastica artistica mi misero subito in agonistica perché avevo tutte le spaccate, le due sagittali e quella frontale, sapevo fare ponti, verticali e ruote, quindi con la pole mi sono riscoperta. Con il tempo ho capito che questo sport poteva essere molto altro rispetto all’ambiente della palestra, così ho frequentato il primo corso giudici all’Accademia Acrobatico a Cesenatico inizialmente per l’IPSF (International Pole Sports Federation) e in seguito per POSA (Pole Sport & Art Federation).
Quando inizia il tuo viaggio nel mondo delle gare?
Ho deciso di iniziare a gareggiare al mio quarantesimo compleanno. Ho preparato la mia prima gara in assoluto partecipando al primo campionato nel 2018 e l’ho vinto inaspettatamente. Le mie avversarie erano grandi nomi, la Ciccarello, la Fabbrini… In seguito ho ricevuto la convocazione al primo mondiale in America a Fort Lauderdale classificandomi seconda dietro Samantha Fabbrini, non me lo aspettavo. Da lì ho continuato. A settembre PoleArt in Grecia e poi il Mondiale ad Amelina nel 2019 e la vittoria con Charlotte – Charlie Chaplin.
Cosa ti ha spinto a farlo?
Volevo capire se io fossi stata in grado di riuscire a sostenere gli allenamenti prima di una competizione, perché durante una gara l’esercizio è quello e lo devi ripetere fino a quando non lo sai fare perfettamente, quasi a occhi bendati. Per molti può risultare noioso, per me continua ad essere un grandissimo stimolo.
Prima hai accennato al fatto di essere giudice di gara.
Sì, il mio percorso a livello agonistico è iniziato da giudice prima dei quarant’anni. Sono stata all’estero giudicando gare anche lì, ho giudicato due Mondiali, un Europeo e ho fatto il Capo Giuria nel campionato internazionale della Repubblica Ceca perché conosco bene l’inglese e tutte le regole del codice.
Non ho smesso di giudicare, ma ovviamente non le gare nelle quali competo. Studiare e migliorare come giudice mi aiuta anche a comprendere tutte le dinamiche da un altro punto di vista.
Credi sia più complicato giudicare una performance o essere giudicata?
Secondo me giudicare. Il senso di responsabilità è molto, si rischia di togliere qualcosa di dovuto all’atleta. Giudicare bene e rendere giustizia all’atleta è alla base di tutto.
In quattro gare sono stata Capo Giuria ma in tutte le altre ho sempre svolto il ruolo di giudice delle difficoltà, quindi verificavo che gli elementi obbligatori fossero eseguiti nella maniera corretta. È un pannello di giuria che non tutti vogliono fare perché bisogna stare molto attenti, conoscere bene gli elementi obbligatori, sapere quali sono i requisiti minimi… quindi sentivo la responsabilità perché ovviamente gli atleti investono tanto. Fare un errore di giudizio dovuto a una svista di una frazione di secondo, mentre l’atleta sta eseguendo una particolare presa, è un rischio, infatti per evitare errori ci sono sempre due giudici delle difficoltà.
Ti faccio un’ultima domanda. Quale aspetto della pole dance cerchi di trasmettere alle tue allieve?
Cerco di far capire alle mie allieve, seguendo i loro tempi di apprendimento, che la pole è bella e divertente ma soprattutto ha una possibilità di agonismo per tutte le fasce d’età. Ovviamente ognuno ha la sua storia e una propria percezione, quindi anche il modo di assimilare questa disciplina è molto personale e gli sviluppi non seguono per tutti lo stesso percorso. Mi piace far vedere alle allieve il mondo delle competizioni, cerco di spiegare che gareggiare significa saper mettere in fila tutto quello che hanno imparato fino a quel momento. Ancora nelle piccole palestre la pole è legata al concetto del corso per modellare il fisico, invece la pole è veramente tanto altro. Nel panorama italiano la pole dance è ancora poco compresa, eppure ha un livello altissimo grazie ai nostri campioni come la Breschi, Sofia Telch, Fratini, Marko Daza, Siracusa, Angelica Jupiter nell’exotic.. ti faccio i primi nomi che mi vengono in mente ma ce ne sono tanti altri. Il livello della pole dance italiana è alto anche all’estero e il team Italia è temuto in tutti gli ambiti: pole art, por sport, pole exotic. Ci si classifica sempre. È molto alto anche il livello del pole sport in ambito amatoriale.
Grazie Claudia per avermi raccontato di te e della pole dance italiana svelandoci diversi aspetti interessanti. Ascoltandoti mi è venuta in mente una citazione del giornalista Heywood Broun: “Gli sport non costruiscono il tuo personaggio: ti danno la possibilità di conoscere il tuo vero sé”.
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