Il mondo degli attori di “Romanzo d’amore”: compagnia “S. Cattafi” di Barcellona P.G.
Scritto da Valentina Di Salvo il 6 Aprile 2019
“Romanzo d’amore” è una commedia musicale ambientata durante la strage di Marzabotto che, proprio come dice il titolo, parla d’amore. Di un amore in un certo senso romanzato che vuole andare oltre la misera condizione della guerra, oltre il dovere sociale e i ruoli che i piccoli paesi impongono, infiammando i cuori del disertore Antonio (Filippo Motta) e di Nina (Mariadomenica Terranova).
Ciò che sorprende è la drammaticità e l’intensità dell’emozione che investe lo spettatore giocando con i moduli della commedia che, essendo ben dosati, riescono a trasmettere la positività della vita.
Emblematica la figura di Pietro (Gaetano Mercadante), personaggio preso bonariamente in giro dagli amici con la frase: “Come fa il treno?”.
“Romanzo d’amore” nasce dalla scintilla creativa di Filippo Motta, diventa sceneggiatura con Giuseppe Porcino e viene messa sulla scena proprio con Filippo Motta coadiuvato da Nino Trapani che si occupa delle musiche.
Infatti la pièce è costruita sul recitativo e sui brani cantati dal vivo.
A veicolare e interpretare le emozioni, e spesso a contribuire al successo o all’insuccesso di un’opera, rimangono gli attori.
Filippo Motta (Antonio)
Mariadomenica Terranova (Nina)
Cosimo Santangelo (Angelo)
Sergio Zingales (Giulio)
Virginia Scoglio (Lisa)
Daniele Bisignani (Luca)
Rosalia Lanza (Francesca)
Donatella Aliquò (Irene)
Piero Cicero (Nico)
Giuseppe Cortese (Sandro)
Gaetano Mercadante (Pietro)
Rosemary Calderone (Elena)
La bravura degli interpreti risiede proprio nella capacità di vestire la pelle dell’altro, di adottare un altro sistema di valori, un diverso temperamento e, soprattutto, di crederci vivendo la scena teatrale come fosse l’habitat naturale del personaggio.
Ed è ciò che riescono a fare gli attori della compagnia “S. Cattafi”, insieme alla straordinaria partecipazione dell’attrice Rosemary Calderone.
Il pubblico è stato investito da emozioni quali la gelosia, l’amore non ricambiato e incanalato in un’accezione differenze, l’amore ricambiato ma ostacolato, la rabbia e l’impotenza della vita implicata nelle redini della Storia.
C’è un momento in cui il pubblico trattiene in fiato vivendo il modulo più drammatico della pièce.
È notte e il paese è avvolto nel silenzio, quando una giovane donna irrompe sulla scena con tutta la sua disperazione. Sopravvissuta alla strage, stanca e visibilmente provata dalle immagini orrorifiche impresse nella memoria, viaggia di paese in paese per mettere in guardia di abitanti. La donna si chiama Elena e, tra singhiozzi e lacrime, racconta a Giulio l’orrore.
A dar vita alla reduce di guerra è Rosemary Calderone.
Un’attrice che riesce a tirar fuori la passione di Medea, la forza di Penelope e l’autenticità delle donne di Pasolini plasmando il tutto in personaggi sempre nuovi e differenti.
Accanto a lei c’è Giulio (Sergio Zingales) il capo del villaggio che decide di tenere il segreto per sé.
Giulio è un personaggio che non partecipa attivamente alla tresca amorosa tra Antonio, Nina e Angelo ma, grazie alle capacità di mimesi, riesce a trasmettere quello spaccato di significati che si trovano alla base del testo: illusione e disillusione, amore e realtà, ideali e ruoli sociali.
Giulio ascolta, percepisce, valuta e, con poche e misurate parole, riporta all’ordine.
Non è facile farsi depositario dell’intero destino di un villaggio riuscendo a trattenere la paura che tuttavia trapela al pubblico proprio grazie alla modulazione del tono. E Sergio Zingales ci riesce benissimo.
Non è semplice nemmeno vivere la gelosia in modo impetuoso e riuscire a trattenerla tra le espressioni del volto, i pugni stretti e gli scatti d’ira sulla scena.
È quanto accade al personaggio di Angelo (Cosimo Santangelo). Un uomo molto sicuro di sé, braccio destro di Giulio e innamorato di Nina con la quale intrattiene una relazione. Anche se più che amore, ciò che arriva alla platea è possesso, orgoglio, impulsività e arroganza.
Un personaggio che canta l’amore verso Nina ma, allo stesso tempo, non si trattiene dall’afferrarla per il braccio e con violenza trascinarla via, in coda a una delle scene più belle della pièce.
Antonio è appena arrivato in paese e si presenta come un attore, invogliando la giovane Nina ad essere se stessa, a seguire i sogni e danzare e ballare come avrebbe sempre voluto. E Nina lo fa.
Allora il pubblico assiste all’esibizione della giovane, al modo in cui scende i gradini, si struscia con i compaesani, ammicca, sfugge da Angelo e raggiunge Antonio con il quale balla, guardandolo come se fosse l’unico uomo sulla terra.
Si assiste alla crescita graduale e realistica della gelosia: Angelo, inizialmente sorpreso dall’atteggiamento sfrontato di Nina, inizia a modificare l’espressione, a stringere i pugni, a muoversi senza tregua da un punto all’altro della scena mentre tutti sono immobili. Movimenti nervosi, disarmonici e occhi sprezzanti di rabbia.
Cosimo Santangelo è riuscito a incanalare le emozioni esprimendole attraverso la fisicità, sfruttando lo spazio scenico secondo necessità.
Spesso accanto ad Angelo si trovano Luca (Daniele Bisignai) amico fidato del protagonista e portavoce di un modo diverso di percepire l’intrigo, e Nico (Piero Cicero).
I due giovani assistono al cambiamento di Angelo fungendo da filtro tra il personaggio principale e il pubblico, aumentando la suspense e facendo percepire tutta la drammaticità delle conseguenze che avrebbero potuto distruggere il villaggio.
Daniele Bisignani ha saputo trasmettere la difficoltà e la cautela nel trattare una situazione delicata come quella messa sulla scena.
Nina (Mariadomenica Terranova) è la giovane contesa da Antonio e Angelo, tra amore e possesso. Piena di sogni e aspettative, come le giovani donne sanno esserlo, si innamora di Antonio perché lui rappresenta il sogno, l’attore, colui che viene da lontano portando l’irrealtà, ciò che lei desidera ma non può avere. Pur sospettando sull’identità di Antonio, cede al sentimento. Perché l’amore è così, arriva e si accende al di là delle logiche sociali.
Mariadomenica Terranova è un’attrice di talento che riesce a immedesimarsi usando il proprio vissuto.
Sua peculiarità è lo sguardo.
C’è un momento in cui Nina entra sulla scena trasmettendo più con lo sguardo che con i gesti. Antonio è andato via e lei, senza dir nulla, raggiunge i suoi fiori. Pochi passi che racchiudono tutta l’assenza e il dolore della perdita.
La scena successiva, nella quale lei tira fuori il fazzoletto, non ha aggiunto nulla in quanto a sentimenti, proprio perché tutto stava lì, nello sguardo.
La stessa capacità è emersa in modo vivo quando Lisa (Virginia Scoglio) innamorata di Angelo, accusa Nina di non essere la donna perfetta. E ancora una volta Mariadomenica Terranova risponde con lo sguardo.
Ho avuto modo di apprezzare la capacità di immedesimazione della Terranova durante la rappresentazione del monologo “Delitto d’amore e occhi di gatto” in occasione dell’inaugurazione delle panchine rosse di Venetico.
Anche Lisa, interpretata da Virginia Scoglio, sa giocare con lo sguardo. Innamorata di Angelo, soffre per l’amore non ricambiato a tal punto da introiettarlo e gioire per lui nel silenzio. Un personaggio, al tempo stesso, dal forte temperamento.
Un’espressività tagliente, quella della Scoglio, soprattutto nell’esprimere la rivalità e il disprezzo verso Nina.
Con il canto, la giovane Scoglio, ha incantato il pubblico descrivendo e modulando la sofferenza d’amore.
Stupenda Francesca (Rosalia Lanza) mentre cerca di convincere Lisa che l’intrigo amoroso tra Nina e Antonio non può essere reale, che doveva di certo esserci un’altra spiegazione.
Rappresenta la voce buona del paese che, pur non essendo molto convinta di quanto afferma, si sforza affinché si plachino gli animi.
Rosalia Lanza è riuscita comunque a trasmettere la propria sottile perplessità celandola a Lisa, soprattutto dal modo naturale di muovere le mani durante i dialoghi.
Irene (Donatella Aliquò) è un personaggio secondario che, insieme a Francesca, accompagna Lisa sul palco.
L’attrice ha interpretato il proprio ruolo con efficacia comunicativa, giocando molto con l’espressività.
Bravissimo Giuseppe Cortese che interpreta Sandro, il personaggio balbuziente delle pièce, una sorta di fool shakespeariano: considerato lo strano del villaggio, affermerà che, in realtà, strani sono proprio coloro che cedono all’amore alterando i propri comportamenti.
Antonio è il coprotagonista della pièce, un disertore che cerca rifugio in un piccolo paese fingendo di essere un attore, incontra Nina e se ne innamora venendo ricambiato.
L’interprete di Antonio è Filippo Motta che, avendo scritto il personaggio, sa bene come dargli vita e accenderlo sulla scena.
C’è un momento in cui Antonio si avvicina a Nina con delicatezza, entrando nella sua dimensione a passo felpato.
Cupido ha già scoccato il dardo ma i due protagonisti non ne sono ancora pienamente consapevoli.
Filippo Motta riesce a trasmettere l’emozione di un sentimento semplice, fragile e ancora chiuso nel bozzolo.
Momenti che hanno fatto sorridere il pubblico.
Significativi i brani cantanti dagli attori che hanno dimostrato capacità canore raggiungendo alti livelli emotivi.
Cosimo Santangelo, Filippo Motta, Mariadomenica Terranova, Virginia Scoglio, Sergio Zingales.
Incisivo il verso “La speranza di tutti è rinascere” cantato da Cosimo Santangelo, oppure “È qui che siamo nati noi, è qui che resteremo noi”, “Voglia di vivere e di normalità”.
Nel complesso gli attori della compagnia “S. Cattafi”, comprese Rosemary Calderone e Mariadomenica Terranova, sono interpreti di talento che vantano lunghi curriculum di esperienze teatrali e cinematografiche, di regia ma anche nella scrittura.
“Romanzo d’amore” è una commedia musicale assolutamente da non perdere.
Prossimo appuntamento domenica 7 aprile 2019, alle ore 19:00, nel teatro Vittorio Currò (Salesiani) di Barcellona P.G.