Cerimonia celebrativa “Timios-Sophos” dell’ASS-PE 93 Camera Minorile: “Maxi-processo e maxi-droga”
Scritto da Valentina Di Salvo il 6 Maggio 2019
Intervista all’avvocato Antonino Centorrino, Presidente dell’ASS-PE 93 Camera Minorile, in merito alla cerimonia celebrativa “Timios-Sophos” di sabato 27 aprile a Torre Faro (Me) di cui è stato moderatore. Evento organizzato dall’Ordine degli Avvocati e dalla Camera minorile.
«La nostra associazione – dichiara gentilmente l’avvocato Centorrino – ha celebrato la lunga militanza, nel campo professionale, degli avvocati Salvatore Stroscio e Vincenzo Grosso, che hanno vissuto un periodo storico molto drammatico e particolare per l’avvocatura».
I due avvocati, all’epoca giovani professionisti, hanno vissuto gli avvenimenti e i relativi fenomeni dei maxi-processi contro i mafiosi, in seguito all’introduzione del reato di associazione mafiosa con l’applicazione della legge Rognoni – La Torre (416 bis).
È stato ricordato il primo maxi-processo che risale al 1986 e vide 290 imputati: il 90% ottenne l’assoluzione dai reati, tra cui il reato di associazione mafiosa.
«Alla cerimonia sono intervenuti anche gli avvocati Antonio Strangi e Massimo Marchese che hanno ripercorso le battaglie, i timori e le storie dell’avvocatura. L’avvocato Strangi, all’epoca dei maxi-processi era Presidente della Camera penale».
A dare il via alla cerimonia è stato Vincenzo Ciraolo, Presidente dell’Ordine degli Avvocati.
«Noi siamo un’Associazione di avvocati penalisti ma con particolare riguardo ai minori. Infatti la cerimonia “Timios-Sophos” fa da contraltare all’evento del 20 novembre 2018 organizzato nel Forte San Salvatore: lì si sono celebrati i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Una manifestazione alla quale si sono unite le forze politiche, religiose e civili per tutelare le fasce più deboli. Ha coinciso con la ricorrenza del venticinquennale della nostra associazione, che dal 1993 ha iniziato a lavorare in modo continuo. Ecco perché il “93” nella nostra denominazione: l’anno della fondazione. La cerimonia del 27 aprile, invece, è stata l’occasione per celebrare gli “Onori al Maestro”, e quindi gli avvocati Salvatore Stroscio e Vincenzo Grosso. Per questo la cerimonia è terminata con i versi di G. Ungaretti che parlano della professione forense e di come il Maestro professionale sia anche un maestro di vita sul campo».
Una cerimonia importante, durante la quale è stato anche ricordato il maxi-processo nell’aula bunker nel carcere di Gazzi, dell’atmosfera particolare, infuocata, e delle violente proteste dei detenuti.
«Erano giorni segnati dall’assassinio dell’avvocato Nino D’uva – racconta l’Avv. Centorrino –. Era uno dei penalisti più in vista della città. Ovviamente l’episodio si riversò su tutti gli avvocati: c’era paura perché non si sapeva chi fosse il prossimo. Poi la situazione si placò. Durante la cerimonia l’avvocato Grosso ha ricordato l’atmosfera di estrema tensione, c’era quasi un omicidio al giorno».
Il maxi-processo di Messina prese alla sprovvista l’avvocatura, che si trovò davanti a soggetti provenienti da una criminalità sommersa che proveniva dai rioni popolari e con forza inondava la città.
Il Foro non aveva preso in considerazione di essere davanti a un pericolo tanto evidente e la magistratura non aveva assecondato le richieste dei difensori.
Fu una partenza complicata e tormentata, tanto che gli avvocati presero la decisione angosciosa di astenersi dalle udienze. La scelta fece finire i penalisti sotto processo per “interruzione di pubblico servizio” ma alla fine furono tutti assolti perché “il fatto non sussiste”.
Furono le prime dichiarazioni dei pentiti di Messina ad aprire un varco sulle dinamiche della criminalità organizzata, ma arrivarono dopo le dichiarazioni del pentito Buscetta, la cui testimonianza fece iniziare il primo maxi-processo della storia siciliana tenuto a Palermo.
I versi di G. Ungaretti
Ruggisci, ruggisci ancora,
vecchio leone:
muori col cuore oltre.
Non fermarTi nella palude,
Ti aspettano al varco le ieni:
sono lì, dietro le dune.
Lascia al tuo destino
I Tuoi compagni,
sfibrati dal lusso,
dalle molestie di troppi convinti:
farai la fine di tutti coloro
che lasciano il Segno.
Strazia le carni dei troppi,
purtroppo,
troppi animali,
che stanno attorno ai Tuoi prigionieri,
aiutali,
anzi
rendili liberi,
anche se essi, (lo sappiamo)
non sono migliori di noi.
Non a noi aspetta
“il giudicare”.
A noi compete:
il doverLi educare
il doverLi curare.
Di Ponzio Pilato è pieno la terra,
anche il cielo ne è pieno,
ma
uno, uno solo,
potrebbe bastare
per rovesciare le cose del mondo.
Comunque Lei mi ha insegnato
io ho solo ubbidito.
Oltre al Maestro,
lunga vita al Maestro.
“Vuoi forse impedire che i dromedari
esausti
non anelino
a
deliziosi pascoli?”