Il Presidente AdSP dello Stretto, Mario Mega, interviene sul deposito di GNL
Scritto da Valentina Di Salvo il 24 Aprile 2022
Mario Mega, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto, si è espresso sulla sua pagina Facebook in merito al deposito di GNL per prendere le distanze da strumentalizzazioni elettorali:
Perché attaccare il progetto di un deposito di GNL dicendo che è un rigassificatore?A chi dà fastidio il processo avviato per la riqualificazione del waterfront nord di Messina?Chi è che risponde a logiche politico-affaristiche?
In queste prime settimane di campagna elettorale a Messina ci sono stati alcuni attacchi al sottoscritto ed alla AdSP dello Stretto sia per l’intervento di realizzazione del deposito di GNL a Pistunina che per il processo avviato per il waterfront nord tra il torrente Boccetta ed il torrente Annunziata.Non avrei mai voluto intervenire nel dibattito e spero di non doverlo fare più nel futuro ma non è possibile leggere certi attacchi senza fare qualche piccola precisazione a tutela mia e dell’Ente che rappresento.Comprendo che le logiche della campagna elettorale portino a sposare qualsiasi interesse, anche privato, alla ricerca di consensi ma come solito ci sono modi e modi per farlo.Si può essere contrari alla realizzazione del deposito di GNL ma spacciarlo per un rigassificatore (che è impianto ben più pericoloso e che stanno progettando in altri porti sia della Calabria che della Sicilia, ma non in quelli dello Stretto) è quanto meno poco corretto sperando che si tratti solo di cattiva informazione e non di scelta voluta per alimentare inutili allarmismi.Ritenendo che ci sia stato un difetto di conoscenza precisiamo allora che un rigassificatore serve per trasformare il GNL che arriva allo stato liquido in gas da immettere nei metanodotti urbani che poi servono le abitazioni e le industrie. Il passaggio del gas dallo stato liquido allo stato gassoso è una attività industriale molto delicata che comporta misure di sicurezza molto spinte. Noi non abbiamo nemmeno preso in considerazione questa ipotesi come si può ricavare dallo studio di fattibilità che è liberamente consultabile.Il deposito di GNL, invece, non è niente più che un grande distributore di carburanti con dei serbatoi dove il GNL arriva allo stato liquido, viene conservato sempre allo stato liquido per essere poi distribuito, sempre allo stadio liquido, con piccole navi o con autocisterne per l’alimentazione di navi e mezzi pesanti che hanno motori che vengono alimentati direttamente con quel carburante liquido senza necessità di preventiva trasformazione in gas aeriforme. Il livello di rischio è totalmente differente perchè si tratta di attività completamente diverse.Ci sono comunque delle norme tecniche di sicurezza da rispettare e certamente tutti gli Enti coinvolti nel processo autorizzativo ed in prima battuta anche lo scrivente saranno più che attenti che questo accada.Ho già precisato, nel corso dell’incontro pubblico di presentazione dell’intervento, che è prevista anche l’opzione “zero” e cioè che il deposito non si realizzi se il progetto finale non otterrà tutte le autorizzazioni previste per legge.Il rispetto del territorio si concretizza anche nell’impegno quotidiano a cercare di promuovere sviluppo economico sostenibile e non a lasciarlo in abbandono o nel degrado.Occorre poi tenere presente che allo stato non c’è alcun progetto ma solo l’individuazione di un’area che, tra alcune decine di siti considerati, è stata ritenuta, da uno studio prodotto su nostro incarico da una delle più esperte società italiane di progettazione di questo tipo di impianti, quella con le migliori caratteristiche per la sua realizzazione. Lo studio di fattibilità elaborato non ha certamente la finalità di scegliere la soluzione progettuale ma solo di delineare le condizioni da considerare per proporre una soluzione operativa.Il progetto vero è proprio sarà quello che risulterà vincitore della procedura di project financing che è stata avviata per individuare il soggetto che, investendo 60 milioni di proprie risorse e 30 milioni di finanziamento pubblico, lo dovrà realizzare e poi gestire.Oggi, quindi, parlare di un progetto che non è sicuro e non rispetta le norme è pura fantasia perchè il progetto ancora non esiste. Nello studio di fattibilità che è stato elaborato sono indicate le norme da rispettare ed è già precisato che occorrerà tenere in attenzione l’esistenza di edifici nelle aree limitrofe come indicazione puntuale ai partecipanti alla gara che dovranno tenere nella massima considerazione questa situazione trovando le soluzioni tecnologiche ed impiantistiche che rendano il deposito sicuro e rispettoso delle norme.Qualcun altro ha sollevato il problema dell’accesso all’area con viabilità non adeguate. Anche su questo vorrei rassicurare tutti. Nel quadro economico preliminare, cui i partecipanti alla gara dovranno uniformarsi, è previsto che un terzo del finanziamento pubblico (pari a circa 10 milioni di euro) sia destinato al miglioramento infrastrutturale di tutta l’area interessata dall’ intervento con ciò comprendendo non solo i nuovi collegamenti stradali ma anche la riqualificazione del fronte mare che così potrà essere restituito alla libera fruizione degli abitanti.Un intervento quindi che sarà realizzato solo se sarà sicuro, rispettoso dell’ambiente e che comporterà la riqualificazione dell’area adiacente secondo le strategie delineate dal PNRR e dal PNC con i cui fondi è finanziato.Qualcuno sostiene poi che il deposito sia inutile, altri che testimoni uno strabismo nelle strategie di protezione dell’ambiente. Tutt’altro!Oggi l’area dello Stretto è tra gli spazi marittimi più inquinati del territorio nazionale a causa di un sistema di traghettamento con navi di vario genere, per la stragrande maggioranza dei casi di vecchia costruzione, che utilizzano come carburanti derivati del petrolio con enorme produzione di CO2 e NOx vari.Nel medio termine, sino a quando non saranno disponibili motorizzazioni operative ad ammoniaca, idrogeno o chissà cosa altro, tutti gli armatori si stanno orientando per motorizzazioni ibride privilegiando il GNL allo stato liquido. Diversamente da quanto sostenuto da qualcuno con l’elettrificazione delle banchine, cui peraltro stiamo provvedendo con altro intervento in corso sempre finanziato nell’ambito del PNRR/PNC, si risolve solo il problema dell’alimentazione delle navi in sosta in banchina mentre non è possibile ancora assicurare la navigazione se non a velocità incompatibili con i livelli di servizio da assicurare sullo Stretto.Per non parlare della transizione energetica dei mezzi pesanti circolanti sulla rete stradale che al momento vede disponibili solo le motorizzazioni a GNL liquido, fra l’altro incentivate dal Governo nazionale, a cui gli autotrasportatori siciliani non possono accedere per la mancanza di questo carburante nell’isola.Una strategia di sistema, quindi, che da un lato creerà le condizioni per avviare una reale transizione ecologica dei trasporti sullo Stretto di Messina e dall’altro creerà sviluppo e nuova occupazione per Messina oltre che un intervento di riqualificazione di un’area oggi degradata. Mettendo a disposizione nell’area dello Stretto GNL a costi sostenibili, rispetto a quello che costerebbe trasportarlo da chissà dove, si potrà anche arrivare a mettere fuori linea tutto il naviglio non adeguato senza danneggiare gli utenti.Se ci sono altre proposte che producono effetti concreti come questi ma con modalità differenti noi saremo i primi ad esaminarle ed a sostenerle se migliori.Ancora più strani gli attacchi sul waterfront nord che si considera che dopo decenni di tentativi a vuoto per ridare una funzione all’area della ex fiera oggi si contesta una procedura, ampiamente condivisa con la uscente amministrazione comunale, di una strategia complessiva che è anche passata da un confronto pubblico molto partecipato ed apprezzato pubblicamente dai più anche da quelli che tuttavia contemporaneamente poi tramano per sottrarlo all’AdSP forse solo responsabile di voler procedere, in attuazione del Piano Regolatore Portuale vigente, nella massima trasparenza e senza condizionamenti che non si rifacciano ad interessi pubblici e collettivi.Per liberare Rada San Francesco dal traghettamento ed il centro città dal traffico di mezzi pesanti occorrono azioni concrete che vanno dalla realizzazione del nuovo porto di Tremestieri ad una programmazioni di interventi sostenibili su quelle aree che vadano incontro alle aspettative della collettività e non agli interessi economici di pochi. E’ forse questo che si vuole bloccare?Da ultimo, ma non meno importante, si respingono al mittente tutte le insinuazioni per le quali lo scrivente si muoverebbe nell’interesse di logiche politico-affaristiche.La mia storia professionale, non solo recente a Messina, è testimonianza di assoluta indipendenza da padrini o politici di turno e di netto rifiuto di accordi affaristici con chicchessia. Se la mia nomina e poi la mia amministrazione è continuamente e pubblicamente avversata da alcuni è proprio perchè sin dal primo giorno del mio insediamento, così come sino al mio ultimo giorno di lavoro a Messina, non ho voluto e mai vorrò nemmeno confrontarmi con chi non è portatore di interessi collettivi avendo io come unico riferimento il rispetto delle Leggi e della Costituzione.Posso sbagliare, come chiunque spesso fa chi cerca di operare e non di galleggiare o di farsi trascinare, ma certamente non per seguire logiche che mi sono mai appartenute e che rifiuto con sdegno.Mi auguro che nelle prossime settimane si ragioni e ci si confronti sulle attività in corso e programmate dalla AdSP dello Stretto ma con onestà intellettuale e senza mistificazioni.Il dibattito sullo sviluppo di una città come Messina, di cui il porto è parte fondamentale, non può essere portato fuori dal confronto sui temi perchè poi chi sarà scelto per amministrare dovrà confrontarsi con i problemi reali e con le leggi e non con le promesse fatte per raccogliere qualche voto in più.
Lo sviluppo si progetta. La decrescita si subisce.
Nella foto di copertina Mario Mega