Anche le messinesi D’Angelo e Floridia fra i senatori siciliani M5S che hanno presentato una interrogazione al Ministro Fraceschini a seguito dell’iniziativa dell’Assessore Samonà: “Non svendiamo il patrimonio artistico della nostra regione”
Scritto da Valentina Di Salvo il 30 Dicembre 2020
“Abbiamo deciso di presentare un’interrogazione per porre all’attenzione del Ministro per i Beni e le attività Culturali e il Turismo la grave iniziativa dell’Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, che ha avviato un percorso che rischia di svendere il patrimonio artistico e culturale dell’Isola”. Lo affermano gli undici senatori siciliani del MoVimento 5 Stelle firmatari dell’interrogazione (Margherita Corrado, Cristiano Anastasi, Antonella Campagna, Cinzia Leone, Pietro Lorefice, Pino Pisani, Loredana Russo, Vincenzo Santangelo, Fabrizio Trentacoste e le messinesi Grazia D’Angelo e Barbara Floridia)
“Il decreto n. 74 approvato dall’Assemblea Regionale Siciliana lo scorso 30 novembre autorizza Soprintendenze, parchi archeologici, musei, gallerie e biblioteche siciliani a cedere in uso reperti archeologici e opere d’arte senza dati di contesto, finora custoditi nei loro depositi, anche a soggetti privati. Costoro potranno quindi accaparrarseli in cambio di un esiguo corrispettivo per un periodo che va da 2 a 7 anni (rinnovabili) e portarli anche fuori dei confini della Sicilia, senza alcuna garanzia in ordine alla loro conservazione. Riteniamo questa strada intrapresa dalla Regione non solo controproducente, ma anche contraria ai principi della nostra Costituzione, che persegue la valorizzazione dei beni e del patrimonio culturale anche al fine di accentuare la consapevolezza identitaria ma sempre garantendone la tutela e sottomettendo alle esigenze di quella ogni forma di fruizione”, specificano i senatori pentastellati.
“Proprio per questo abbiamo chiesto al Ministro Franceschini di valutare la possibilità di impugnare il provvedimento illegittimo promosso da Samonà. La cieca visione del Governo siciliano, oltre a non raggiungere lo scopo costituzionalmente prefissato e a violare il “Codice dei Beni Culturali e del paesaggio”, rischia di creare anche un grave danno all’economia isolana.
Il patrimonio culturale siciliano appartiene innanzi tutto ai cittadini dell’Isola, quale prestigiosa eredità della nostra storia, e prioritariamente in Sicilia deve essere fruito e valorizzato, insieme alla bellezza monumentale e paesaggistica, alle peculiarità enogastronomiche locali, tutti elementi che possono e devono rendere la Sicilia una meta di attrazione unica al mondo” concludono gli undici parlamentari.