Verso un nuovo Dpcm da lunedì, tra le ipotesi: dad dalla terza media, lockdown territoriali
Scritto da Redazione il 31 Ottobre 2020
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiamato i Presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, chiedendo di anticipare a lunedì un confronto parlamentare in vista di un nuovo Dpcm, che il Governo intende adottare già la sera stessa. Conte ha inoltre contattato i leader delle opposizioni, invitandoli a indicare un rappresentante delle rispettive forze politiche in modo da instaurare già domani un tavolo di confronto permanente con il Governo, ottenendo una risposta negativa dal centrodestra: «troppo tardi».
Per il momento non si parla di un lockdown generalizzato, ma di chiudere per due o tre settimane le aree dove i contagi corrono di più. Si ipotizzano anche nuove limitazioni ai negozi, un freno agli spostamenti fra le regioni e un intervento sulla scuola: «La curva sta subendo un’impennata così rapida – ha ammesso Conte – che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza».
Dad dalla terza media
Una delle opzioni sul tavolo è quella di garantire lezioni in classe fino alla seconda media, con didattica a distanza dalla terza media in su. L’esecutivo starebbe valutando anche di predisporre degli «hotel covid», dove ospitare i positivi che, altrimenti, rischiano di contagiare i familiari. Il governo va di corsa. «I numeri sono preoccupanti – ha detto Conte – e non c’è la palla di vetro». Le nuove misure sulla scuola potrebbero però provocare contrasti nel governo. «La scuola è futuro. Senza scuola il Paese diventa più debole», ha detto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. E anche Italia Viva è da sempre contraria alla didattica a distanza e, in genere, è scettica riguardo misure generalizzate. La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha chiesto di nuovo che i provvedimenti siano localizzati e tarati sulla forza della pandemia nelle varie aree.
Lockdown territoriale
Eppure, un lockdown generalizzato non è per niente escluso. Prima di ricorrere a una misura così drastica, però, Conte intende valutare gli effetti dell’ultimo dpcm, quello del 24 ottobre, con le chiusure di teatri e palestre e lo stop alle 18 a bar e ristoranti. Per capire se il provvedimento è servito a contrarre i contagi bisognerà aspettare la seconda metà della settimana. Per tirare un sospiro di sollievo, ci sarà da aspettare qualche mese. Si dovrà attendere che passi l’inverno. il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto al Comitato tecnico scientifico di riunirsi per fornire al governo i dati su quei territori che stanno facendo i conti con un’impennata dei contagi: l’obiettivo è istituire nuove zone rosse o prevedere chiusure «mirate». Nel mirino ci sono le aree metropolitane di Milano, Napoli, Genova e Torino, una parte del Veneto e alcune regioni meridionali, come la Campania.
Il vaccino
«In primavera inoltrata confidiamo di essere venuti a capo di questa situazione e speriamo che qualche mese prima usciremo dalla curva più preoccupante», ha detto Conte. La via d’uscita è il vaccino. «Confidiamo di averlo a dicembre – ha spiegato – ma bisogna comprendere che arriveranno qualche milione di dose per Paese, quindi dovremo fare un piano condiviso a livello europeo per intervenire sulle fasce più fragili e via via per le altre categorie».