Museo Epicentro. Emozioni poetiche e ammirazione per Nino Abbate. Successo Serata di Premiazione della X edizione di “Poesia Circolare”
Scritto da Valentina Di Salvo il 26 Luglio 2020
Le poesie sono come le corde di un violino, raccontano la verità ma, a differenza dei testi di storia, mirano al cuore. Ci parlano il linguaggio dell’empatia e lo fanno attraverso le emozioni. Accostamenti di parole che ci spingono a riflettere indossando, anche per pochi minuti, le scarpe di un altro. Un altro viaggio, un’altra vita.
Con questo stato d’animo si è svolta la Cerimonia di Premiazione del X Premio Internazionale di “Poesia Circolare” al Museo Epicentro di Gala, degli artisti Nino Abbate e Salva Mostaccio.
Premio Critica: Antonio Cattino con Follia?
Premio “Milena Milani”: Myriam De Luca con Il sublime
Classifica: terzo posto Pietro Vizzini con L’ultima corda di violino, secondo posto Josè Russotti con Le barche approdano vuote, primo posto Stefano Peressini con L’imperfetto momento.
Diversi i temi trattati: immigrazione, solitudine, shoah, disabilità, vuoto esistenziale, ricerca di epicentri.
130 componimenti analizzati dalla giuria critica, 12 finalisti e 3 classificati scelti all’unanimità, come ha sottolineato la giornalista e Docente Universitaria Katia Trifirò, membro della commissione insieme al filosofo Carmelo Maimone, Valentina Certo storico dell’arte, la giornalista Cristina Saja e il Prof. Nino Genovese, Presidente di Giuria, che ha letto e commentato le menzioni ai poeti.
A introdurre l’evento l’Assessore del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto Nino Munafò.
La Premiazione, presentata dalla giornalista Cristina Saja, è stata anticipata dalla presentazione della nuova installazione contemporanea chiamata “Respiro” realizzata dagli artisti Nino Abbate e Salva Mostaccio utilizzando elementi naturali quali sabbia vulcanica e ossidiana. L’opera racconta la drammaticità e la sofferenza delle persone che sono state contagiate dal Covid-19, come ha espresso metaforicamente l’artista Salva Mostaccio con la lettura del suo componimento dal titolo omonimo. L’installazione è simbolo di un messaggio di umanità. E proprio dentro l’istallazione, come fosse un portare, sono state lette le poesie dei dodici autori che hanno superato la selezione.
I poeti si sono complimentati con il Presidente di Giuria, il Prof. Nino Genovese, per la delicatezza e lo sguardo introspettivo dei commenti, volti a svelare l’essenza del componimento e, in parallelo, anche l’animo del poeta nel momento della stesura.
Nel corso dell’evento è stato premiato il vincitore della IX edizione del Premio, il poeta Angelo Abbate di Palermo che, a causa di motivazione personali, l’anno precedente non ha potuto assistere alla cerimonia ritirando il suo premio ottenuto con la poesia Cenere al fischio del vento.
Sono stati premiati i giornalisti che da tempo raccontano con cura la storia del Museo: Alfredo Anselmo di OraWebTv, Marcello Crinò di Messina Web, Francesca Romeo della Gazzetta del Sud, Maria Antonella Saja di I colori della cultura, Cristina Saja 24live.it e io, Valentina Di Salvo per Radio Milazzo.
Sono state premiate quattro personalità vicine al progetto Epicentro: l’artista Salva Mostaccio, il fotografo Gianluca Abbate, la giornalista Cristina Saja e il Prof. Nino Genovese.
Durante l’evento si è esibita l’attrice Rosemary Calderone con uno spaccato sulla sofferenza causata dalla perdita del padre con cui la donna aveva un rapporto fortemente contrastato.
Al centro della scena anche Nino Pracanica, precedentemente insignito del Premiato donato alle personalità di spicco del nostro territorio. Il noto artista, artigiano e cantastorie di Milazzo, ha espresso un pensiero sul Museo Epicentro raccontando di Gala in lingua tradizionale, una piccola terra di profonde memorie.
Una serata ben organizzate e soddisfacente per i presenti. L’unica nota stonata, espressa chiaramente dall’artista, promotore e organizzatore dell’evento Nino Abbate, è stata l’assenza ingiustificata di alcune personalità che avevano dato adesione e la mancanza di rispetto di chi, incurante della soddisfazione dei primi tre classificati, abbia preferito abbandonare la serata dopo aver ottenuto il commento poetico.
I poeti si sono complimentati con Nino Abbate per l’organizzazione della serata e, soprattutto, per il cuore che l’artista impiega quotidianamente insieme a Salva Mostaccio per promuovere l’arte e dare giustizia a tutti gli artisti presenti nella collezione delle mattonelle.
Queste le motivazioni dei classificati.
PREMIO DELLA CRITICA a Antonio Cattino con la poesia Follia?
Evocazione di un’amicizia e di un amico non secondo un racconto cronologico, ma con la tecnica del flashback, che consente di giustapporre fatti, concetti e situazioni, che evidenziano la vita più profonda dell’amico perduto, vissuta intensamente e lontana dagli schemi comuni. Leggendo, sembra di assistere ad un susseguirsi di sequenze filmiche rock, dove il racconto è dato non dalle parole, ma dalle immagini di un vissuto irripetibile, colto con nettezza di linee e intensa adesione umana. La struttura sempre varia dei periodi e l’uso della paratassi consentono di esaltare ogni aspetto e ogni situazione della vicenda umana dell’amico e dell’autore, facendone più che una storia vissuta, l’epopea di un mito, come sembra suggerire il termine follia nei versi finali, che rimanda al titolo omonimo seguito dal punto interrogativo.
PREMIO “MILENA MILANI” a Myriam De Luca con la poesia Il sublime
Gratia et levitas: bellezza e leggerezza connotano il testo dove, in un connubio sospeso, prendono forma la sonorità della parola il ritmo musicale del verso e una particolare sensibilità femminile. Il perfetto equilibrio interiore, frutto di mitezza di sentire e di pensare, consente di guardare con naturale distacco la diversità delle esperienze vissute, sia che richiamino momenti gioiosi dell’infanzia che delusioni di gioventù e inducono ad accarezzare sogni in una visione che sa di angelico incanto.
TERZO CLASSIFICATO Pietro Vizzini con la poesia l’ultima corda di violino
Poesia di ampio respiro e di vibrante carica umana, dove l’anafora ossessiva denuncia lo scontro mortale tra il bisogno di vivere e la corsa verso la morte, dove il grido di una coscienza ferita, che vuole ancora credere, cozza contro l’ineluttabilità di sorti altrove decise. E la poesia canta, come sempre, l’elegia del dolore, dei sogni infranti, della morte precoce di giovani che hanno gli occhi al futuro pur vivendo in luoghi gravidi di tempeste, destinati a morire tra l’indifferenza e l’egoismo della cosiddetta società civile democratica e progressista, le cui parole di solidarietà sono una nota stonata, sempre la stessa , e la conosciamo bene. È cosa bella e originale avere identificato la voce dei grandi poeti dimenticati con quella di tutti quei ragazzi di città e paesi ben noti, citati nel testo, che in mezzo alla violenza della guerra non cessano di sperare, sognare, e credere e, come recita la poesia, “cantare canzoni d’amore e recitare versi di pace”.
SECONDO CLASSIFICATO Josè Russotti con la poesia Le barche approdano vuote
Un doppio dramma davanti a noi si consuma, in un testo dominato da una consapevolezza dolorosa e un grido di ribellione civile: da un lato, come anticipa il titolo della poesia, la morte di naufraghi coscienti del loro destino imminente e l’approdo di barche vuote, che esclude le solite litanie ufficiali, dall’altra (e soprattutto) la violenza sessuale sulle donne imbarcate , in ambienti luridi e degradati oltre che degradanti, che lascia un marchio indelebile nella psiche di chi ha subito l’onta. È scomparsa l’humanitas dai nostri orizzonti, mentre per fortuna c’è la voce del poeta che fa sua la sofferenza altrui e svela al mondo il “declino convulso delle coscienze”.
PRIMO CLASSIFICATO Stefano Peressini con la poesia L’imperfetto momento
Testo di non comune eleganza stilistica, direi di classica fattura, in cui l’elemento riflessivo in forma dialogica si acquieta perfettamente nel ritmo musicale del verso, nella vigile selezione del lessico e nella struttura piana dei periodi, che sembrano attraversati da un flusso melodico che è il sentimento divenuto canto dove con delicatezza di tono e di lingua ritroviamo la consapevolezza del disagio interiore e la deriva dei sentimenti, ma anche spunti di tenerezza e tono discorsivo che danno un tocco familiare al tessuto poetico, dove dominano i suoni dolci e la confessione pudica della sofferenza dello scrivente, ma anche la forza rigeneratrice dei sentimenti e della poesia, come sottolineato dai versi finali
© Riproduzione riservata