#interviste. Il successo delle dirette di Giovanni Allevi tra filosofia e pianoforte. “Ho buttato il cuore in questa nuova forma espressiva”
Scritto da Valentina Di Salvo il 29 Aprile 2020
Una emissione simultanea di carisma, empatia e profonda sensibilità. Questo l’accordo delle dirette Facebook del famoso compositore, pianista e direttore d’orchestra Giovanni Allevi che lega insieme due argomenti affascinanti, la filosofia e la musica, in un dialogo alla ricerca di un mondo altro e che, alla fine, lascia allo spettatore una sensazione di appagato equilibrio.
Ogni diretta, della durata di circa venti minuti, si basa su un concetto che il Maestro spiega al pubblico attraverso l’esecuzione dei moduli o dei temi al pianoforte. Gli appuntamenti precedenti sono stati dedicati ai brani “Aria”, “Come sei veramente”, “The other side of me” e “L’orologio degli dei”, a cosa significhi per il Maestro respirare durante un’esecuzione, la difficoltà di essere se stessi oggi e la musica come viaggio articolato e profondo.
La sperimentazione, e le qualità per poterlo fare, rendono le dirette comunicative e molto emozionanti.
Giovanni Allevi, con la sua emozione, ci parla delle dirette nate nel periodo dell’emergenza sanitaria Covid-19 e ci racconta del contatto con il pubblico digitale, molto diverso da quello a cui era abituato.
Come nascono le dirette? C’è un momento in cui hai sentito l’esigenza di un contatto con il pubblico?
Ho avuto un vero e proprio momento di scoramento quando ho visto tutti i miei concerti rimandati a data indefinita a causa del virus: il tour in Cina, il tour in Giappone, il tour in Europa che era iniziato benissimo, e i live in Italia…Nell’ultimo concerto al Konzerthaus di Vienna, un dottore in mascherina mi ha visitato appena prima che entrassi sul palco; in quel momento ho capito che stava cambiando tutto. Da questo periodo di buio è nata l’idea di affrontare un ciclo di dirette social, che non fossero dei “concerti” al pianoforte, (il concerto in teatro resta sempre per me un momento sacro) ma una riflessione tra musica e filosofia.
Le tue dirette sono molto spontanee e diverse dalle solite. Le realizzi per e con il pubblico, infatti raccogli accuratamente le loro domande per cercare di rispondere a tutti. Inoltre chiami tutti per nome e questo è molto bello e confidenziale. Crei un contatto spontaneo e limpido. Cosa significa tutto questo per te?
Sono già al quinto appuntamento, che avviene generalmente di sabato. Ogni diretta mi impegna in un lavoro di ricerca viscerale, per tutta la settimana. Anche se mi affido all’istinto, ogni parola è pesata, ogni commento o suggerimento dalle persone che mi seguono, è prezioso. A partire da un mio brano al pianoforte, che può essere più o meno famoso, entro nei dettagli delle tecniche compositive utilizzate, e le metto a confronto con frammenti musicali tratti dai grandi capolavori del passato. Ma è l’aspetto della riflessione filosofica che mi coinvolge particolarmente.
Dai messaggi pubblici si capisce quanto tu sia molto apprezzato e amato per la tua spontaneità e sensibilità nel contatto con l’altro, oltre che per il tuo indiscusso talento. Ciò che ti ritorna dal pubblico in questo momento contribuisce ad alimentare la tua voglia di sperimentare?
Sono molto timido ed impacciato per natura. Non ho mai avuto una attitudine ai social, essendo io fondamentalmente asociale. Ma il mio amore per la musica e la filosofia sono più grandi, e allora ho buttato il cuore in questa nuova forma espressiva. Non mi aspettavo una risposta così intensa del pubblico, considerando la natura accademica dei contenuti, e veder crescere sempre più il numero dei partecipanti, (prima solo su Facebook, ora anche su YouTube), mi riempie di gioia e al tempo stesso aumenta il mio senso di responsabilità.
Le dirette rappresentano dei contatti seppur molto diversi. Quale sensazione ti rimane alla fine?
Quando chiudo il collegamento ho il batticuore e provo un immenso senso di riconoscenza per chi mi ha seguito. Qualche minuto dopo sto già pensando a cosa possa inventarmi per il prossimo appuntamento: venti minuti di totale carta bianca. Una cosa è certa: ho maturato una convinzione del tutto nuova del web. E’ un luogo di incontro di idee, dove può liberamente manifestarsi un pensiero alternativo, una contro comunicazione, una contro cultura.
In diretta hai eseguito le tanto discusse “quinte parallele” dicendo che rappresentano il contatto più vero con te stesso. È un concetto molto affascinante. Ci spieghi meglio?
Le “quinte parallele” sono una regola ferrea della musica occidentale, un errore da evitare assolutamente nelle aule di composizione dei conservatori. Ho fatto capire che a volte è necessario infrangere le regole, quando è il cuore a chiederlo, quando la nostra esigenza espressiva ci porta verso territori inesplorati. E allora ci accorgiamo che quell’errore ha in realtà un grande fascino. Questo vale nella musica ma anche nella nostra vita. Infrangendo le regole ritroviamo un contatto profondo con noi stessi, riscopriamo le parole che avremmo voluto dire o i sogni rimasti nel cassetto.
Spesso cerchi di far entrare chi ti guarda “dentro” il brano, lo scomponi e lo spieghi perché possa trasmettere una singolare gamma di emozioni. Riesci a parlare al cuore della gente attraverso la musica. Qual è il beneficio?
Incoraggiato dal successo di queste dirette, mi sento di dire che dopo anni in cui la musica ha significato solo intrattenimento, la gente senta il bisogno di entrare più in profondità in questa Arte, che rappresenta il valore più alto che l’Italia abbia espresso nel mondo. Credo che il beneficio consista nella gioia di riappropriarsi di una conoscenza.
Pensi che un brano possa essere accolto perché comunicativo o viene compreso dal punto di vista emotivo?
La sfida sta nell’affrontare le dirette proprio a partire dai miei brani più complessi o meno famosi, che più di altri si prestano ad essere smontati ed osservati da tanti punti di vista, ed offrono spunti filosofici su cui riflettere. L’aspetto emotivo e comunicativo appartengono alla sfera del mistero, coinvolgono l’ascoltatore e sfuggono al mio controllo. Per questo preferisco soffermarmi sulle strutture armoniche della musica, le regole infrante, gli elementi innovativi o legati alla tradizione.
Spesso definisci la quarantena come un periodo di incubazione. Quale effetto sta avendo su di te dal punto di vista artistico e umano?
Nella mia vita ho già affrontato momenti di buio come questo, in cui tutto sembrava fermo, in cui il futuro non offriva nulla all’orizzonte. Ho imparato a fare tesoro dei periodi di incubazione, perché in essi fioriscono le nostre idee più splendenti.
Hai una visone positiva o negativa sul mondo in relazione alla situazione attuale? Come speri possa uscirne l’umanità?
Se non ci facciamo tentare dalle idee disfattiste che inevitabilmente circolano adesso, possiamo interpretare questa grave crisi come il passaggio ad una nuova era, in cui si sta manifestando un profondo risveglio delle coscienze, sui temi della politica, della libertà, della privacy, dell’ecologia, della ricerca scientifica e della stessa comunicazione. E’ un tempo di grandi rivoluzioni!
Grazie di cuore per il tempo che ci hai dedicato. Continueremo a seguire le tue dirette!
Grazie a te Valentina!!!
Prossimo appuntamento sulla pagina Facebook Giovanni Allevi sabato 2 maggio alle ore 15.00! Si parlerà di illusioni ottiche, del brano “Cassetto” e di Jovanotti.
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