17 anni dalla strage di Nassiriya, Musumeci ricorda le vittime. Cerimonie anche a Catania e Biancavilla
Scritto da Redazione il 12 Novembre 2020
Era il 12 Novembre 2003. Quella mattina, in un attacco alla base Maestrale a Nassiriya, morirono 19 italiani (12 carabinieri, 5 soldati e 2 civili). La missione militare era iniziata pochi mesi prima, a giugno. A provocare la strage, un camion imbottito di esplosivo lanciato a tutta velocita’ contro la palazzina di tre piani che ospitava i carabinieri della Msu (Multinational specialized unit). Il camion ha forzato il posto di blocco all’entrata della base, situata nella vecchia sede della Camera di commercio locale: gli occupanti hanno aperto il fuoco contro i militari a guardia dell’ ingresso, che hanno risposto al fuoco senza pero’ riuscire a fermare il mezzo.
Si e’ parlato di quattro kamikaze e di 150-300 chili di esplosivo usati nell’azione. L’esplosione ha sventrato gran parte dell’edificio, posto sulle rive del fiume Eufrate e danneggiato una seconda palazzina dove aveva sede il comando. Nel cortile molti mezzi militari hanno preso fuoco. In fiamme anche il deposito delle munizioni.
Sotto le macerie sono rimasti 12 carabinieri della Msu (Enzo Fregosi, Giovanni Cavallaro, Alfonso Trincone, Alfio Ragazzi, Massimiliano Bruno, Daniele Ghione, Filippo Merlino, Giuseppe Coletta, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horatio Maiorana, Andrea Filippa); cinque uomini dell’ esercito (Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Emanuele Ferraro, Alessandro Carrisi e Pietro Petrucci); due civili, il regista Stefano Rolla, che stava facendo un sopralluogo per un film sulle missioni di pace e l’ operatore della cooperazione internazionale Marco Beci.
Sulla strage sono state aperte due inchieste: una su esecutori e mandanti, che ha consentito di individuare tutti i responsabili ma che è stata archiviata perché nessuno era più in vita, e quella sulle presunte carenze delle misure di sicurezza della base Maestrale, che ha coinvolto i comandanti italiani: questi sono stati penalmente assolti, ma il generale Bruno Stano è stato ritenuto civilmente responsabile dalla Cassazione, il 10 settembre scorso, e condannato a risarcire i familiari delle vittime.
“Nel giorno in cui ricorre il diciassettesimo anniversario della strage di Nassiriya, il nostro commosso pensiero va a Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Emanuele Ferraro, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horacio Majorana e Alfio Ragazzi, figli di Sicilia barbaramente strappati alla vita e all’affetto dei loro cari dal terrorismo fondamentalista. Erano lontani dall’Italia, impegnati, con grande dedizione e senso del dovere, in una missione di pace”. L’ha detto il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, che stamane ha deposto una corona di alloro sotto la lapide che a Palazzo Orleans ricorda l’attentato del 12 novembre 2003.
Presenti alla cerimonia anche Marco e Alessia Intravaia, figli di uno dei carabinieri caduti nella strage.
Due cerimonie, in rispetto delle norme anti Covid-19, si sono tenute anche nei cimiteri di Catania e Biancavilla per rendere onore a due delle vittime che erano impegnate nella missione di peacekeeping “Antica Babilonia”: l’appuntato Horacio Majorana e il maresciallo aiutante Massimiliano Bruno, deponendo sulle loro lapidi due cuscini di fiori a nome di tutta l’Arma dei Carabinieri. Il momento di raccoglimento si è svolto alla presenza del cappellano militare capo della base di Sigonella, don Paolo Solidoro, e dei familiari delle vittime.